Note urgenti di università, di fede e di cittadinanza (da decenni).

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Note urgenti di università, di fede e di cittadinanza (da decenni).

di Marco Tarallo · L’università immagina una prospettiva comunitaria, nella libera collaborazione tra possessori del sapere riconosciuto e cittadini/professionisti in formazione, sin dal suo nome di origine medievale. Oggi non è affatto strutturata né di fatto né di diritto come una comunità1. Questo è estremamente degno di nota per chiunque si proponga l’apostolato nell’università nelle forme sociali tipiche, appunto, della comunità, e perciò bisogna riflettervi, perché è la base, il presupposto e il terreno reale di una iniziativa in questo campo2. Non è difatti pensabile una presenza cristiana nell’università che prescinda dalla comunità e si soffermi sulle sole urgenze dell’individuo. Usando un termine filosofico desueto, non è possibile per noi prescindere da una prospettiva personale. L’università italiana è minata nella sua natura di collettività per diversi motivi. Ne individuiamo alcuni fra i più urgenti: l’instaurazione di un regime concorrenziale sulla base di retoriche e pratiche di valutazione, di ‘merito’ e di ‘eccellenza’ sedicentemente neutrali, in realtà inoculanti un certo preciso modello di comunità accademica a scapito della libera iniziativa in altre direzioni, e la concorrenza invece che la collaborazione tra membra di uno stesso sistema3, una stessa ‘famiglia’ (quale famiglia resisterebbe a questo?). Secondo: la ritirata dell’appoggio dello stato all’università pubblica, progressiva nei decenni e costante con il succedersi di diversi governi e diverse maggioranze politiche, con la diminuzione dei finanziamenti, dei ruoli (particolarmente annosa l’assenza, in omogeneità col mondo della scuola, di un sistema di reclutamento ordinario sano), dello spazio pubblico riservato alle tematiche dell’educazione e della ricerca, del ruolo di agente democraticoUniversità_STUDENTI svolto dall’istruzione pubblica4. Terzo: la creazione di un ambiente accademico rivolto sempre più alla produzione invece che all’innovazione creativa, all’interrelazione tra docenti e discenti, alla sperimentazione didattica e di ricerca, fino alla creazione di ‘esamifici’ a consumo degli utenti, che svolti i propri bisogni non sono invogliati a restare nell’università per ‘creare comunità’5. E’ un tipo di università che ostacola molto il sentimento stesso di comunità, depotenzia la capacità democratica di ‘fare’ (la pòiesis classica) cittadinanza, e quindi le possibilità di attecchirvi, da parte di qualunque nuova proposta culturale estesa, quale seme fecondo di una comunità sia intellettuale che spirituale. Studenti e professori, siamo chiamati a rispondere a questa sfida.

1 Vd. F. Bonini, La politica universitaria nell’Italia repubblicana e F. Colao, Tra accentramento e autonomia: l’amministrazione universitaria, entrambi in G.P. Brizzi, P. Del Negro, A. Romano (a cura di), Storia dell’università in Italia cit., III vol., pp. 303-447, che pure si consiglia per un inquadramento solido dell’università nel lungo periodo.

2 J.H.Newman, Idea of a university, Gateway, Washington D.C., 1999 (I 1858); ovviamente G.B.Montini, Coscienza universitaria, Studium, Roma, 2014 (I 1930); Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla conferenza internazionale per dirigenti di università: “New frontiers for university leaders: the future of health and the university ecosystem” del 4 novembre 2019.

3 G. Tognon, Una dote per il merito. Idee per la ricerca e l’università italiane, Il Mulino, Bologna, 2006; A. Mariuzzo, Alla ricerca di una teoria democratica del ‘merito’, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», Classe di Lettere e Filosofia, serie 5, 2017, 9/1, pp. 269-272.

4 G. Capano, M. Regini (a cura di), Come cambia la governance. Università italiane ed europee a confronto, Fondazione Crui, Roma, 2015; G. Capano, M. Regini, M. Turri, Salvare l’università italiana. Oltre i miti e i tabù, Il Mulino, Bologna, 2017.

5 R. Simone, L’università dei tre tradimenti, Laterza, Roma-Bari, 2000 (I 1993). Ma i problemi non sono solo interni ma, forse maggiormente, di contesto: E. Lombardi Vallauri, L’università italiana non prepara al lavoro?, «Il Mulino» 4 marzo 2016; A. Schiavello, L’università italiana e la banalità del male, «Il Mulino» 26 aprile 2018. Guardando anche all’estero, M. Foucault, E. Lépinard, V. Lepinay, Grégoire Mallard, Pour des universités plus justes, 17 février 2009, laviedesidees.fr (ultima lettura al 30.5.’20) vedi