di Gianni Cioli · «In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: “Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo» (Gv 6,1-15).
Nel Vangelo di Giovanni il segno compiuto da Gesù, che sfama una folla di oltre cinquemila persone con cinque pane e due pesci, introduce il famoso discorso sul Pane della vita che abbiamo avuto modo di ascoltare durante la liturgia feriale del tempo di Pasqua
In questa riflessione mi vorrei soffermare in particolare sulla domanda che Gesù pone prima di compiere il segno: «Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”». Questa domanda è terribilmente attuale, ce la poniamo tutti, in particolare se la pongono coloro che hanno grandi responsabilità decisionali in questo momento. Ce la pone di nuovo anche Gesù di fronte alle evidenti ricadute negative dell’emergenza pandemica globale che si stanno presentando. Siamo di fronte a povertà inveterate che peggiorano e nuove povertà che si profilano inesorabilmente. «Dove potremo comprare il pane?» è la domanda forse più attuale che si possa immaginare in questo momento.
Il Vangelo di Giovanni non solo ci aiuta a mettere a fuoco la domanda, ma suggerisce anche una risposta. Andrea, uno dei discepoli, avverte infatti Gesù che c’è un ragazzo (in greco paidarion: παιδάριον che potremmo tradurre anche “bambino”, pensando all’invito di Gesù a diventare come i bambini per entrare nel Regno: Mt 18,1-4) «che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».
Mentre cercavo su internet il significato più esatto del termine “paidarion”, mi sono imbattuto in un anonimo commento che già diceva sostanzialmente quelle che volevo dire io. Lo copio in parte e lo incollo qui, indicando il link:
«… chi offre a Gesù i cinque pani e i due pesci? Il vangelo ci dice che è un ragazzo (in greco: paidarion, che si può tradurre anche «un bambino», «un infante»). Un bambino ha portato qualcosa per sé: gli viene chiesto di condividerlo. Che cosa avrà pensato quel ragazzo, quando i discepoli chiedono in giro chi ha qualcosa da mangiare… Non è difficile indovinare i suoi pensieri: «Se metto in comune il poco che ho (e poi sono pani di orzo, di poco valore), con tanta gente, per me che cosa rimane?».
Eppure la logica che muove quel ragazzo è diversa! Fa un gesto semplice: non bada a se stesso e dona tutto quello che ha; ma è pure un gesto di una grandezza incommensurabile, perché Gesù prende proprio quei pani e quei pesci, li benedice e li dona a tutti! E una folla immensa si sfama! L’evangelista Giovanni nota il gesto generoso del bambino che ha capito lo spirito del vangelo.
Quante volte ci siamo sentiti interrogati dalle urgenze di altri e ci siamo acquietati dicendoci che posso dare?.., Non ho niente!… Ma è proprio quel niente nelle nostre mani che, affidato al Signore, può moltiplicarsi, e può diventare sostegno e ristoro per tanti al di là di ogni nostra previsione. Il Signore ci chiede questo: sii fedele nel poco, là dove essere fedeli non significa custodire rabbiosamente il poco che riconosciamo di avere, ma piuttosto avere l’umiltà e il coraggio di una condivisione nella fiducia che la volontà di salvezza del Signore vuole passare per le nostre povere mani» (vedi).
È questa la risposta che ci offre il Vangelo su cui possiamo meditare per attualizzarla, con la grazia di Dio, nella nostra vita personale.
Un altro spunto prezioso ci viene da quanto dice Gesù ai suoi discepoli dopo che tutti si furono saziati: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Può sembrare banale, ma per condividere dobbiamo anche reimparare a non sprecare.