di Carlo Nardi · Nel disporre le mie carte trovai un opuscolo del mille novecento novanta. L’aveva scritto don Mario Naldini (Impruneta 1922 – Careggi 2000), prete fiorentino, canonico di San Lorenzo, docente di papirologia e patrologia, nonché promotore della Biblioteca patristica e delle Letture patristiche nell’ambito del Centro di Studi Patristici, da lui avviato con attenta cura. Con le sue competenze nella scienza del tutto accurato divulgò seri e piacevoli scritti. Tra i preti dell’Opera della Madonnina del Grappa a Rifredi, mons. Corso Guicciardini e don Carlo Zaccaro chiesero per Il focolare a Naldini qualche scritto sui Padri della Chiesa e simili. Don Mario un po’ bofonchiò, ma poi ci prese gusto. Il secondo era tra I quaderni del ‘focolare’ apparve: Mario Naldini, Voci della Chiesa antica, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1980. Quindi un “Gesù sulla barca con gli apostoli: simbolo della chiesa (da un papiro figurato del VI secolo conservato al Museo archeologico di Firenze)”. E a questo punto a don Mario:
Premessa. / Tre anni or sono accolsi l’invito a scrivere qualche pensiero d’ispirazione patristica per “il focolare”, a riflettere cioè su alcune significative testimonianze dell’antichità cristiana con l’occhio rivolto alla storia e alla vita dei nostri giorni, e con la pretesa d’intendere, sia pure alla buona, il flusso vitale di una ‘tradizione ‘ perenne. / Il tentativo di presentare questa sorta di meditazione con un linguaggio piano e insieme espressivo è forse riuscito soltanto in parte; tuttavia è parso utile ad alcuni amici e a me stesso di raccogliere in quaderno i “pensieri” comparsi volta a volta su “il focolare”. Si tratta di brevi riflessioni su alcuni temi dell’anno liturgico e su qualche esperienza peculiare della vita umana e cristiana. Sono poche pagine, forse troppo poche in confronto a quante se ne potrebbero scrivere; ma la brevis oratio ha sempre il vantaggio, qualora non colga bene nel segno di ottenere con facilità il compatimento del lettore indulgente. / M. N. / 10 Agosto 1980 / Festa di S. Lorenzo (p. 3).
L’attenzione è al tempo, anzi all’anno: c’è il Verbo fatto carne a Betlemme, il miserere della conversione, la Pasqua del Risorto, la Pentecoste, che si avvia la santissima Trinità, la Chiesa di san Pietro, mistero e ministero nel Cristo Gesù, la Madre della salvezza, i Padri per la vita nostra e il prossimo con attenzione ‘il segni dei tempi’.
Infine “Finito di stampare dalla Tipografia Opera Madonnina del Grappa, Firenze, via d. Giulio Facibeni, 13 nel mese di luglio 1980” (p. 61). Don Naldini mi lesse, ancora in bozze, la Premessa, chiedendomi lumi. Quel modo di dire, “pensiero d’ispirazione patristica”, fu un mio pensiero che avevo in mente con il filosofico Jacques Maritain, e a Naldini parve adatto e ci rimase. D’altra parte, in un faldone dello stesso 1980 ritrovo un mio scritto Riflessioni d’ispirazioni patristica sul problema del senso della vita, che nel 1983 inviai come Il senso della vita. Riflessioni d’ispirazione patristica per la Rivista di ascetica e mistica, già Vita cristiana (52, pp. 20-24).
Intanto, domenica 14 dicembre 1980, era uscita dall’Osservatore Romano (p. 3) una mia recensione in merito alle Voci:
Chi ha letto la raccolta di “riflessioni d’ispirazione patristica” di Mario Naldini, gustando quelle “significative testimonianze dell’antichità cristiana”, sente riecheggiare una coralità multiforme di voci (…) delle tradizioni più diverse dell’orbe cristiano antico. (…) testimonianze letterarie dallo stile elevato e documentarie dal tono colloquiale, illustri dottori della Chiesa e personaggi altrimenti sconosciutici ci vengono incontro per parlare delle cose del loro tempo, ma anche per introdurci ad “intendere il flusso vitale di una ‘tradizione’ perenne”. (…)
Le pagine del Naldini dono sostanziate dell’acribia del filologo che non si esime del rigore, apparentemente arido, della lettura, (…) pervasa di maxima reverentia di fronte ad ogni frammento di umanità che sia testimone di una “fede vivente di una tradizione consacrata”, come si esprimeva Johann Adam Moehler (1796-18).
Ogni parola umana, che si impregna si divino, rimanda ad un preliminare lavoro di decifrazione, perché, insieme agli autori, vengono in mente al lettore puntuali contributi (…).
Nel 1998 è un altro suo scritto: Mario Naldini, Tempi dello spirito. Voci dei Padri, Nardini Editore, Fiesole 1998, tra le Letture patristiche 5, con una copertina: “Pentecoste e predica di San Pietro. Antifonario (A4), c. 87r, del sec. XIV, Museo di Santa Maria all’Impruneta”, la sua cara Impruneta col Natio borgo selvaggio” del pacioso Ferdinando Paolieri imprunetino, che lo chiappò, tutto dire, dal malinconico immane Leopardi.
Ancora. Nelle Voci è una xilografia di Pietro Parigi (Settimello di Calenzano 1892 – Firenze 1990: cf. Anna Maria Manetti Piccini, La sgorbia esigente. Pietro Luigi xilografo dal 1920 al 1988, Il Ponte, Firenze 1988). Quella xilografia è la stessa, salvo l’ampiezza, nel Il vero Sesto Cajo Baccello. Giuda dell’agricoltore. Lunario per l’anno. Li si vede una famigluola con babbo stracco e mamma all’opera, e una giovinetta a far la calza e un mimmo per le terre. Vicino è un totto e un micio stizzito. Poi il gallo con diverse checche che fan coccodè, e in alto un ben d’Iddio: il mommo. Ma sora Alvara, spocchiona, sbotterebbe col suo dire: Che basso ceto! E forse anche con un: Cecco, le vacche e’ boi, come, ironici, pensavano i cosiddetti signori.
Eppure, talvolta c’era una schiettezza, quella della povera gente. Penso al dotto, a suo modo, e pio e generoso, il sarto nei Promessi Sposi con i suoi racconti della Tebaide (cap. XXIV), e dei Padri del deserto e il Leggentario de’ Santi (cap. XXIX) in volgare, che pur si trovano, e in greco e in latino, ai tempi di sant’Antonio abate (130-140 circa) nell’antico Egitto. E poi santa Tebaide ed il Sant’Antonio ‘dalla barba bianca’ su tutte, o quasi, le case dei contadini.
Cf. C. Nardi, Voci della Chiesa antica, in L’Osservatore Romano 120, domenica, 14 dicembre 1980, p. 3. In Rivista di Ascetica e Mistica 17 (Vita Cristiana 61), 1992, pp. 255-461: Testimonianze di spiritualità patristica, con Mario Naldini, Presentazione, pp. 255-227, con Michele Ranchetti, Mario Luzi, Enrico Livrea, Massimo Baldini, Carlo Nardi, Paolo Giannoni, Clara Burini, Lorenzo Perrone, Giordano Frosini, Paolo Carrara, Elena Giannarelli, Nicoletto Natalucci, mons. Lorenzo Chiarinelli, pp. 258-461, Vivens homo 24 (2013), pp. 273-418: Patristica a Firenze. Il contributo di Mario Naldini, pp. 273-418 con interventi di Gianni Cioli, Carlo Nardi, Manlio Simonetti, Silvano Piovanelli, Giulio Conticelli, Guido Bastianini, Clara Burini, Claudio Nardini, Elena Giannarelli; e di M. Naldini, con Vita dello spirito. Conversazioni radiofoniche tra il 1977 e il 1983 a cura di Agnese Maria Fortuna, pp. 382-403; con una Bibliografia a mia cura, pp. 406-418. Devo aggiungere: M. Naldini, Frammento ippoliteo (?) in un codice Laurenziani (Plut. VI.3). Nota esigetica, in Ad contemlandam sapientiam. Studi di filologia, letteratura, storia in memoria di Sandro Leanza, Rubbettimo, Soveria Mannelli, Catanzaro 2004, pp. 469-474. Sant’Antonio: C. Nardi, Sant’Antonio dalla barba bianca. Tra filologia e folclore nostrano, in Milleottocentosessantanove. Bollettino a cura della Società per la Biblioteca Circolante in Sesto Fiorentino 20 (1998), pp. 6-13.
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