Un comandamento nuovo, eppure antico: «amatevi … come io ho amato voi».

bibbiadi Stefano Tarocchi • La liturgia delle domeniche di Pasqua, centrata sul vangelo secondo Giovanni, ha quest’anno messo in luce uno dei temi fondamentali del messaggio che Gesù lascia ai discepoli nella vigilia della passione.

È ben noto che Giovanni non trasmette in questo contesto nessuna parola sull’Eucaristia: Gesù ha parlato nella sinagoga di Cafarnao del pane della vita: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)

Nei discorsi del quarto Vangelo pronunciati nella cena di addio di Gesù ai discepoli troviamo invece il racconto dei gesti di Gesù e la loro spiegazione: «voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,13-15). A più riprese viene richiamato quel comando: «come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). E, ancora, «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,12-14).

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Ora, il comandamento nuovo, è la sintesi del duplice comandamento della tradizione sinottica, verificata dall’amore stesso di Gesù. Ne abbiamo un eccellente riprova quando più avanti si legge: «il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio» (Gv 16,27).

Questa definizione, tipicamente giovannea, della novità del comandamento dell’amore secondo le dimensioni dell’amore di Cristo («Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri»: Gv 13,34) si registra anche nelle prime due lettere attribuite al quarto evangelista. Ma qui c’è un’interessante paradossale mutazione: «carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure, vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera» (1 Gv 2,7-8).

Siamo qui in presenza di un vero e proprio paradosso: il comandamento “nuovo” è al tempo stesso “antico”, perché appartenente alla tradizione dei discepoli del quarto evangelista. Il “comandamento antico” è la riproposizione senza limiti di quello che Gesù tra trasmesso come nuovo, dando sé stesso come misura.

È così che la seconda, brevissima, lettera di Giovanni, così riporta le parole del vecchio discepolo: «ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri» (2 Gv 1,5).