«Economy of Francesco»
di Carlo Parenti • Sempre maggiori nel nostro mondo sono le prese di posizione contro un sistema economico di cui tutti avvertono la disumanità in quanto genera il disconoscimento del valore della persona e della vita, la crescente diseguaglianza tra ricchi e poveri, l’uso della guerra come volano keynesiano di crescita economica -attraverso una spesa pubblica di stati che invece di investire in welfare investono in armamenti-, la distruzione degli ecosistemi del pianeta.
Ad Assisi, dal 26 al 28 marzo 2020, si incontreranno dunque – come il papa scrive in una lettera appello pubblicata il 1° maggio 2019- “giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo”. Un evento dal nome –“Economy of Francesco”– che ha chiaro riferimento “al Santo di Assisi e al Vangelo che egli visse in totale coerenza anche sul piano economico e sociale. Egli ci offre un ideale e, in qualche modo, un programma. Per me che ho preso il suo nome” sottolinea il papa “è continua fonte di ispirazione”.
Giovani che il santo padre ha “pensato di invitare in modo speciale perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente”[…] occorre ri-animare” l’economia! E quale città è più idonea per questo di Assisi, che da secoli è simbolo e messaggio di un umanesimo della fraternità? Se San Giovanni Paolo II la scelse come icona di una cultura di pace, a me appare anche luogo ispirante di una nuova economia. Qui infatti Francesco si spogliò di ogni mondanità per scegliere Dio come stella polare della sua vita, facendosi povero con i poveri, fratello universale. Dalla sua scelta di povertà scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima. Essa può dare speranza al nostro domani, a vantaggio non solo dei più poveri, ma dell’intera umanità. È necessaria, anzi, per le sorti di tutto il pianeta, la nostra casa comune, «sora nostra Madre Terra», come Francesco la chiama nel suo Cantico di Frate Sole”.
“Purtroppo resta ancora inascoltato – ricorda il papa- l’appello a prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto a mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità”.
Questa convocazione mondiale dei giovani economisti -ai quali si affiancheranno alcuni dei migliori cultori e cultrici della scienza economica, come anche imprenditori e imprenditrici- nel presupposto che “la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale”, si propone dunque di individuare i correttivi di “modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future”.
È stato commentato che con questo evento si passa dagli alberghi extralusso di Davos, con accesso diretto alle piste di sci delle Alpi svizzere, agli eremi low-cost del Monte Subasio, nel cuore dell’Umbria smeraldina, con annesso un impianto di risalita in Paradiso. Più che Davos in definitiva un anti-Davos. La Chiesa -come in più occasioni ha scritto Piero Schiavazzi, vaticanista dell’Huffington Post, di Limes e docente di geopolitica vaticana della Link Campus University- “giunge cronologicamente in extremis a una compiuta, moderna consapevolezza dei problemi sociali e ambientali del nostro tempo, scontando in ambedue i casi un ritardo cinquantenario (tanto intercorre, quasi, tra il Manifesto di Marx e l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, da un lato, e fra le origini del movimento ecologista e la stesura di Laudato Si’, dall’altro). Poi però si riscatta e annoda i fili delle due tradizioni, unificandole. Risalendo posizioni e ottenendo un upgrade dai vagoni di coda sino alla testa del convoglio. Prospettando con Bergoglio soluzioni unitarie, globali e inedite. Benché inaudite, radicali e provocatorie”.