di Leonardo Salutati • Presentato il 17 maggio scorso, ma approvato da Papa Francesco il 6 gennaio 2018, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che offre Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, costituisce “quasi” una novità per l’ex Sant’Uffizio, comunque da secoli impegnato a salvaguardare l’ortodossia cristiana. Infatti se nel passato la Chiesa si è occupata molte volte degli aspetti morali riguardanti le questioni economiche (ad esempio la questione dell’usura), tuttavia il moderno mondo della finanza non è stato ancora studiato in modo approfondito, come invece è successo per gli ambiti della vita e della sessualità.
L’iniziativa non è originata da un diretto intervento del Papa, che tuttavia non ha mai omesso di denunciare «l’economia che uccide» e l’idolatria al «dio denaro» che schiaccia l’uomo, ma dalla ripetuta richiesta, da più parti, di fare chiarezza su alcuni aspetti del mondo della finanza alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, per la preoccupazione di «un collasso sociale a livello mondiale dalle devastanti conseguenze» (Ladaria) ed affinché l’attività economica sia «condotta secondo le leggi e i metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale» (GS 64).
Il testo di queste Considerazioni, pur destinato in primo luogo agli operatori economico-finanziari, interpella in realtà tutte le donne e gli uomini di buona volontà (n. 33). Alla base sta la convinzione che «l’amore al bene integrale» dell’uomo «è la chiave di un autentico sviluppo» (n. 2) e che «il mercato, per funzionare bene, ha bisogno di presupposti antropologici ed etici che da solo non è in grado di darsi né di produrre» (nn. 23 e 9), tanto più in quanto la presente situazione rivela come sia urgente il superamento dell’attuale miopia antropologica e della crisi dell’umano (Ladaria; cf. n. 17).
Dopo una breve Introduzione (nn. 1-6) un primo capitolo è dedicato a richiamare le Elementari considerazioni di fondo (nn. 7-17) per poi passare ad un secondo capitolo ben dettagliato, dedicato ad Alcune puntualizzazioni nel contesto odierno (nn. 18-33).
Tra le considerazioni di fondo il documento ricorda che «nessun profitto» è «legittimo» quando «vengono meno l’orizzonte della promozione integrale della persona umana, della destinazione universale dei beni e dell’opzione preferenziale per i poveri» (n. 10). Denuncia l’immoralità di «commercializzare alcuni strumenti finanziari, di per sé leciti, in una situazione di asimmetria, approfittando delle lacune cognitive o della debolezza contrattuale di una delle controparti» (n. 14), nonché «la cattiva finanziarizzazione dell’economia» dettata da «un mero intento speculativo», cosicché «la rendita da capitale insidia ormai da vicino, e rischia di soppiantare, il reddito da lavoro, spesso confinato ai margini dei principali interessi del sistema economico» (n. 15). Si sottolinea poi che il benessere va valutato con criteri ben più ampi del prodotto interno lordo di un Paese (Pil), tenendo invece conto anche di altri parametri, quali ad esempio la sicurezza, la salute, la crescita del “capitale umano”, la qualità della vita sociale e del lavoro (n. 11).
Nel capitolo dedicato alle puntualizzazioni, il documento, nel sottolineare la positività per il sistema economico di una finanza ben funzionante, non si astiene dal formulare giudizi su fenomeni verificatisi nel sistema finanziario che hanno evidenziato una non adeguatezza del concreto funzionamento del sistema stesso rispetto alle finalità che deve perseguire (n. 19). Riassumendo per sommi capi, si sottolinea come si sia manifestata una, solo in parte, ingenua fiducia verso una pretesa autosufficienza allocativa dei mercati e verso i presunti effetti positivi di tutto ciò che viene definito “innovazione finanziaria” (n. 21); nell’ambito dell’attività bancaria si richiama l’esigenza di una chiara separazione tra attività di gestione del risparmio e attività più rischiose di negoziazione, nella consapevolezza che la parte preponderante delle risorse raccolte dalle istituzioni finanziarie proviene dal risparmio di una vita, per cui è delittuoso che tali risparmi vengano messi a rischio approfittando della limitata cultura finanziaria dei risparmiatori (n. 22); pur non condannando gli strumenti dell’innovazione finanziaria come tali, vengono esaminati alcuni aspetti del processo di intermediazione e innovazione finanziaria che si sono rivelati particolarmente pericolosi ed immorali (nn. 22-29); si denuncia lo scandalo della persistenza dei centri finanziari offshore (“paradisi fiscali”) che operano con modalità che favoriscono fenomeni di elusione fiscale e di riciclaggio di denaro sporco (n. 30).
In conclusione questo documento, pur non vincolando i cattolici in modo assoluto e non volendo stabilire cose definitive, nel senso che ciò che un cattolico non potrà fare sarà dire che prescinde da questo (Ladaria), tuttavia intende offrire alcuni, quanto mai oggi necessari, punti di riferimento morali. Esso prende in esame la maggior parte delle evidenti criticità del sistema economico-finanziario attuale, proponendo la via della Dottrina sociale della Chiesa per reindirizzare l’economia e la finanza al servizio del bene comune, facendo appello ai protagonisti del mondo finanziario, a cominciare dalle università e le business school, affinché considerino la necessità di un cambiamento di paradigma, reso oggi estremamente urgente dalla forte disparità di reddito presente nel mondo.