Contemplativi della Parola e del Popolo di Dio. Il Papa a Loppiano
di Alessandro Clemenzia • Lo scorso 10 maggio, Papa Francesco è tornato per la terza volta nella terra di Toscana. Dopo la visita a Firenze in occasione del Convegno Nazionale della Chiesa italiana (2015) e a Barbiana, nell’anniversario della morte di don Lorenzo Milani (2017), Francesco si è recato a Nomadelfia (Grosseto), per incontrare la comunità fondata da don Zeno Saltini, e a Loppiano (Incisa e Figline Valdarno), per visitare la prima Cittadella Internazionale del Movimento dei Focolari, fondata da Chiara Lubich. Qui, dal Sagrato del Santuario Maria Theotokos, il Santo Padre, in risposta a tre domande che gli erano state poste, ha pronunciato un discorso ecclesialmente profetico, che va molto oltre i confini di una singola esperienza carismatica.
La prima domanda riguardava il tempo odierno, su come vivono i focolarini dopo la morte della fondatrice: affievolito l’entusiasmo dei primi tempi, sono in ricerca di nuove strade da percorrere. Il Papa ha richiamato le parole che la Lettera agli Ebrei ha rivolto a una comunità che si trovava a vivere una situazione analoga a questa:
«Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa […]. Non abbandonate la vostra franchezza (parresia), alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza (hypomoné), perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso» (Eb 10,32-36).
Nella terza ed ultima domanda è stata chiesta al Santo Padre una parola che racchiuda la missione di Loppiano nella tappa della nuova evangelizzazione, per riuscire a offrire una risposta adeguata alle sfide del nostro tempo. «La sfida – ha risposto il Papa – è quella della fedeltà creativa: essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che Lui suggerisce». Per conoscere ciò che lo Spirito oggi domanda è necessario praticare un discernimento comunitario, che sappia contemporaneamente ascoltare Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo, e ascoltare il Popolo, fino a saper cogliere in esso la volontà a cui Dio chiama. Si tratta, in altre parole, di essere tanto dei contemplativi della Parola, quanto dei contemplativi del Popolo di Dio.
Prima di concludere, vorrei mettere in luce la profondità di una delle ultime parole pronunciate dal Papa, che in qualche modo sintetizzano una delle caratteristiche del carisma dell’unità, a cui spesso Chiara Lubich richiamava, e cioè quella di riuscire a contemplare Dio fino a trovare l’uomo, e quella di riuscire a contemplare l’uomo fino a trovare Dio. Non si tratta, dunque, soltanto di una duplice e distinta contemplazione, ma di contemplare l’uno guardando il suo altro. Contemplare l’uomo guardando Dio, contemplare Dio guardando l’uomo: ciò che sembra irrazionale, in Cristo diventa realtà.