di Giovanni Pallanti · La mia mamma Cesarina, scomparsa nel 2016 a 96 anni, quando era in grado di andare alla messa, frequentava la chiesa di Santo Spirito, dove padre Gino Ciolini, considerato uno dei più intelligenti frati agostiniani, era seguito da numerosi fedeli, che uscendo di chiesa, mi raccontava mia madre, dicevano. <Ma come è bravo a parlare padre Ciolini!>.
Cesarina, che era molto intelligente, e parlava un italiano sorprendentemente perfetto pur avendo fatto solo le scuole elementari, mi diceva: <Padre Ciolini sarà bravo, ma quando parla non si capisce nulla>. Giudizio anche da me condiviso, perché padre Ciolini aveva una capacità straordinaria di dialogare, che veniva drammaticamente meno quando parlava in pubblico per l’estrema concettualizzazione dei suoi ragionamenti. Un giorno, sempre la mia mamma mi disse: stasera rimani in casa, che in televisione c’è un frate bravissimo, intelligente e sinceramente credente, che ha una trasmissione che si chiama <A sua immagine: le ragioni della speranza>. Era il frate cappuccino, Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che poi è stato creato cardinale da Papa Francesco il 28 novembre 2020.
Mi è capitato di leggere un piccolo libro del cardinale Cantalamessa, dal titolo <Voi, chi dite che io sia? Sull’umanità, la divinità e la persona di Cristo>, pubblicato dalla casa editrice San Paolo nel 2021. Il libro raccoglie tre testi nati come predicazione al Papa e alla curia romana nel 2021, durante la pandemia. Padre Cantalamessa raffigura il mistero del Cristo vero Dio e vero uomo, attraverso l’immagine di un triangolo, dove su un lato c’è il vero uomo e sull’altro lato il vero Dio. Sulla sommità del triangolo sorge la persona Cristo Gesù.
Il libro è una esegesi straordinaria e chiarissima della natura divina di Gesù Cristo e del mistero della Santissima Trinità, che nell’amore spiega come il Cristo sia stato generato e non creato dalla stessa sostanza del Padre. La cosa che più colpisce è che Cantalamessa parla al Papa e alla Curia, citando brevemente Papa Francesco e rivolgendosi alla Curia come se parlasse a degli uomini che non sanno nulla di Cristo Gesù. Il cardinale Cantalamessa probabilmente conosce molto bene i vescovi e i cardinali a cui si rivolgeva. Per fare un esempio basti questa citazione: <Ma abbiamo tante altre occasioni per parlare e sentir parlare del dovere di imitare Cristo e coltivare le virtù che, per una volta è bene fermarci qui. Anche perché se non facciamo quel primo salto nella fede che ci apre alla grazia di Dio, non andremo mai molto lontano nell’imitazione. Non si perviene dalle virtù alla fede – dice San Gregorio Magno – ma dalla fede alle virtù. Se proprio non vogliamo terminare senza almeno un piccolo proposito pratico, ecco uno che ci può aiutare. La santità di Gesù è consistita nel fare sempre quello che piaceva al Padre. Io faccio sempre – diceva “le cose che gli sono gradite” (Gv 8,29). Proviamo a domandarci più spesso che possiamo, davanti a ogni decisione da prendere e ogni risposta da dare: “Quale è, nel caso presente, la cosa che piacerebbe a Gesù che io facessi?“ e farla senza indugio. Sapere quale è la volontà di Gesù, è più facile che sapere in astratto quale è “la volontà di Dio” (anche se le due cose di fatto coincidono). Per conoscere la volontà di Gesù, non dobbiamo fare altro che ripensare a ciò che egli dice nel Vangelo. Lo Spirito Santo è lì pronto a ricordarcelo>.
Questo passo delle Meditazioni del cardinale Cantalamessa fanno correre un brivido lungo la schiena se uno pensa agli scandali della pedofilia e finanziari del Vaticano, che hanno sconvolto i fedeli di tutto il mondo. La Curia romana, come noi, ha bisogno di ascoltare voci limpide e oneste di credenti, che richiamano con profondità di pensiero tutti i cristiani all’imitazione di Cristo.
La voce di Cantalamessa, tra queste voci, è sicuramente la più importante.