Don Romolo Murri (1870-1944), la prima «Democrazia Cristiana» e la Questione Romana.

di Giovanni Pallanti · Romolo Murri nel 1894 immaginò un possibile impegno dei cattolici in politica sotto l’egida ideale della Democrazia cristiana. Il Papa Leone XIII con la Rerum Novarum ( 1891) insegnò quali fosse il compito della Chiesa in quel periodo storico: doveva schierarsi per la libertà, la democrazia dalla parte dei lavoratori e criticava duramente i “padroni”. Questa enciclica spinse il giovane   Don Romolo Murri  nato a Monte san Pietrangeli, 27 agosto 1870 a impegnarsi in una vita di studio e di attività sociale e politica. Nacque circa un mese dopo l’ingresso dei bersaglieri italiani nella città di Roma in settembre 1870.Questa fu anche la condizione esistenziale di questo giovane prete che per quasi tutta la sua vita politica e intellettuale dovette fare i conti con la Questione Romana. Il Papa Pio IX, infatti, indignato per   la presa dello Stato Vaticano da parte italiana ordinò   il non expetit che impediva ai cattolici italiani di essere eletti ed elettori per il Parlamento nazionale.  Anche contestualizzando storicamente questo avvenimento bisogna riconoscere   che il Papa di Roma prese una misura “talebana”   per protestare contro la perdita del potere temporale. Il più illuminato dei cattolici italiani, membro del Parlamento, prima della presa di Roma votò per Roma Capitale: Alessandro Manzoni.  Solo San Paolo VI del 20 settembre del 1970  dichiarò in una lettera al Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che la perdita del potere  temporale era stata una Grazia di Dio perché aveva liberato la Chiesa cattolica da un pesante fardello e privata del potere politico e amministrativo l’aveva resa, in sostanza, più santa e più universale.  Don Romolo Murri sulla questione romana fu praticamente messo all’indice per i suoi ripetuti tentativi   di usare il mondo cattolico escluso dalla vita pubblica nazionale come riserva democratica contro la classe dirigente risorgimentale diventata conservatrice e padronale   alleandosi tatticamente anche con i socialisti nati nel 1892 a Genova.

Tatticamente, come si è detto, Don Romolo Murri appariva inaffidabile all’Opera dei Congressi dove era inserita la neonata FUCI che fu il primo embrione dirigenziale della prima democrazia Cristiana. In certi momenti per rassicurare la dirigenza moderata dell’Opera dei congressi   Murri diceva che   voleva combattere   il governo del Regno d’Italia e non lo Stato. Quando si accorse che l’Opera dei Congressi era nata per tenere al guinzaglio i cattolici che non dovevano partecipare alla vita politica della Nazione, mentre la dirigenza si era adagiata sul quieto vivere creando dei rapporti di potere   e di interesse con la classe dirigente liberale conservatrice propose l’abbattimento non solo del Governo ma anche dello Stato.

Don Romolo Murri nel 1894   fondò la rivista “Vita Nova” (1895) organo della appena nata FUCI e poi nel 1898 un’altra rivista che fu il suo vero foglio di battaglia politica ( Cultura Sociale)  e in seguito  nel 1901 fondò il “Domani D’Italia”  che dopo la prima guerra mondiale fu ripreso da Giuseppe Donati.

Era stato sospeso “A divinis” nel 1907, e scomunicato nel 1909. Nel 1943 la scomunica fu revocata da Papa Pio XII.

Sulla storia della prima democrazia cristiana c’è un buon libro di Sergio Zoppi  “Romolo Murri e la prima Democrazia Cristiana” edito da Vallecchi nel 1968.