di Giovanni Campanella · Mentre infuria la guerra in Ucraina, un altro conflitto in America Latina (più ridotto nelle dimensioni ma più protratto nel tempo) non cessa di mietere vittime e disperdere sfollati, in quel di Arauca, al confine tra Colombia e Venezuela.
Si può dire che è una guerra che dura da più di mezzo secolo. Uno storico accordo di pace nel 2016 aveva fatto ben sperare. Tuttavia, ancora alla fine del 2021, Federico Larsen scriveva su Limes che neanche un terzo degli accordi tra le FARC e lo Stato era rispettato (vedi). Le violenze si sono poi inasprite nei primi giorni del 2022: un autobomba è esplosa a Saravena, in Arauca, nella mezzanotte del 20 gennaio, uccidendo una persona, ferendone cinque e distruggendo numerosi edifici tra cui il quartier generale di un gruppo di promozione dei diritti umani (vedi)
La guerra è combattuta soprattutto tra l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e il Decimo Fronte dei dissidenti delle ex Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) (dissidenti perché non accettano l’accordo di pace siglato nel 2016). La posta in gioco è il controllo territoriale, i pozzi di petrolio e forse anche il mercato della droga (purtroppo la Colombia è il primo produttore mondiale di cocaina) nel dipartimento di Arauca, che prende il nome dall’omonimo fiume che divide appunto la Colombia dal Venezuela (vedi).
L’Agenzia Fides riferisce che il 30 marzo 2022 alcuni esponenti delle Nazioni Unite hanno incontrato il vescovo locale Monsignor Jaime Cristóbal Abril González per discutere riguardo ad alcune soluzioni, sostenere le vittime ed esortare insieme governanti e guerriglieri a dialogare, ricercare la pace e rispettare il diritto internazionale umanitario (vedi).
Come riportato da un altro articolo precedente dell’Agenzia Fides, già a metà marzo, il vescovo Abril González aveva ricevuto la visita dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Nueva Pamplona.
«I Vescovi hanno percorso un itinerario attraverso i comuni di Arauca, Tame, Fortul, Saravena e Arauquita. Nel Santuario mariano diocesano “La Negrita de la Cordillera, del Piedemonte y la Sabana” hanno recitato il Santo Rosario per la pace, hanno visitato diverse parrocchie e i rifugi per migranti gestiti dalla pastorale sociale diocesana. Questo pellegrinaggio è stato accompagnato dalla copia della “Croce della Pace” che rappresenta i 60 anni di fratellanza tra la diocesi tedesca di Aquisgrana e la Chiesa colombiana» (vedi)
Rispondiamo anche noi all’appello della Chiesa colombiana e uniamoci ad essa nella preghiera affinché scenda la pace, dono dello Spirito e del Risorto, su questa terra di confine e di periferia, martoriata dalle violenze da tanti anni.