La Chiesa di oggi e di ieri in aiuto dell’Africa

223 226 Giovanni Campanella
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di Giovanni Campanella · Sappiamo dai principali giornali che venerdì 3 giugno 2022 il presidente del Senegal e dell’Unione Africana Macky Sall e il presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat hanno incontrato in Russia, a Sochi, sul Mar Nero, il presidente russo Vladimir Putin, in quello che è l’incontro internazionale di più alto livello del presidente russo da quando ha invaso l’Ucraina.

«Sebbene Russia e Ucraina producano solo un terzo del grano e dell’orzo del mondo, gran parte di questo è venduto ai paesi africani, che importano il 40% del loro fabbisogno proprio da loro, anche se Ruanda, Tanzania e Senegal arrivano al 60%, l’Egitto all’80%. Sin dall’inizio del conflitto uno degli “effetti farfalla” che spaventano l’Africa riguarda la sicurezza alimentare» (vedi).

Parallelamente, anche la Chiesa di Africa ha fatto sentire la sua voce sul medesimo argomento, attraverso le parole del Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso), nel suo messaggio di Pentecoste in qualità di Presidente del SECAM/SCEAM (Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar):

«La maggior parte dei Paesi colpiti dalla carestia si trova in Africa” sottolinea. “Infatti, secondo la FAO, i livelli di estrema insicurezza alimentare in Africa sono “quasi quadruplicati tra il 2019 e il 2022, con oltre 281 milioni di persone alla fame nel 2021”. Il Presidente del SECAM richiama i fedeli al fatto che in quanto “discepoli di Gesù oggi, siamo invitati a rompere la logica dell’accaparramento egoistico dei beni e ad imparare a condividere con gli altri”. “I beni, infatti, sono un dono di Dio per tutti gli uomini e appartengono a tutti” sottolinea il Cardinale Ouédraogo richiamando il Concilio Vaticano II: “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità” (GS 69)» (vedi).

Ouédraogo osserva però che l’aiuto alimentare diretto dovrebbe essere una soluzione temporanea, anche se molto importante soprattutto in tempi di crisi: ciò che conta nel lungo termine è lo sviluppo di politiche e programmi efficaci che valorizzino la produzione alimentare locale, combattano lo spreco alimentare, proteggano i terreni agricoli e sostengano il lavoro della popolazione contadina.

A proposito di legame tra Chiesa e aiuti all’Africa, mi sono imbattuto in un vecchio ma gustoso articolo di Indro Montanelli citato da Vittorio Messori. Lo storico direttore del Giornale, non può certo essere considerato di parte cattolica, anzi… Nonostante ciò, ricordando che a cavallo tra anni ’80 e ’90 l’Italia ha destinato duemila miliardi di lire di aiuti ogni anno alla Somalia e avanzando riserve nei confronti di questi aiuti monetari diretti, Montanelli spezza una lancia a favore delle iniziative della Chiesa in Africa e scrive in un suo editoriale, intitolato “Un mezzo ci sarebbe”:

«La fine di questi aiuti può essere ricostruita – all’ingrosso – così. Un terzo finisce nelle tasche del satrapo di turno. Un terzo va all’acquisto di armi da usare contro i sudditi che osino ribellarsi al satrapo di turno. Un terzo torna, sotto forma di tangenti, ai procuratori italiani degli altri due terzi. (…). Eppure, un mezzo per soccorrere questi disgraziati ci sarebbe, ed anche semplice: dando la gestione dei duemila miliardi ai missionari di Padre Gheddo. Quelli che da anni e decenni vivono laggiù, peones tra i peones, sfidando lebbra, tifo e tutto il resto, combattendo la fame non con distribuzioni di farina, ma insegnando alla gente – nella sua lingua – come si scavano pozzi e canali e condividendone, giorno per giorno, rischi e privazioni. È fra questi ultimi grandi crociati della civiltà cristiana che la Chiesa dovrebbe reclutare i suoi nuovi santi. Ma questo è affare del papa, non nostro. A noi, poveri laici, è consentito solo un suggerimento; che quei duemila miliardi vengano affidati ai missionari; o che, comunque, siano i missionari a dire dove e come vanno impiegati» (Montanelli come citato in Le cose della vita, Messori, pp. 333-334)

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Giovanni Campanella

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