Un libro di Gavino Pala.

324 500 Gianni Cioli
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di Gianni Cioli · Il libro di Gavino Pala, La Chiesa risponde agli abusi sui minori, è sostanzialmente un testo, ben articolato, di cronaca giornalistica. Con la sua ricostruzione cronologica, corredata da una documentazione evinta per lo più da fonti giornalistiche ma anche dai testi dei documenti ufficiali, l’autore riesce ad offrire un’esposizione puntuale e ordinata di come la Chiesa, nel corso degli ultimi venti anni, abbia preso coscienza del fenomeno dell’abuso sessuale sui minori da parte di suoi ministri, e di come, al contempo, si sia impegnata per contrastarlo con «interventi, provvedimenti e indirizzi», che hanno, per così dire, innescato un cambiamento epocale dagli sviluppi tuttora aperti.

Nell’introduzione Pala puntualizza che, attraverso il percorso offerto nelle pagine del libro, egli non ha inteso costruire «una difesa della Chiesa», ma ha «provato ad analizzare come nel nuovo millennio la Santa Sede abbia tentato di rispondere adeguatamente al problema degli abusi da parte del clero. Attraverso discorsi, lettere, omelie, iniziative e documenti dei tre papi che si sono succeduti nel nuovo millennio, ma anche attraverso i documenti della Congregazione della dottrina della fede e di alcune Conferenze episcopali particolarmente colpite da questo dramma», egli ha così «cercato di ripercorrere la storia di come la Chiesa stia combattendo questo male all’interno delle proprie istituzioni» (p. 11).

Il libro si articola in diciannove capitoli di differente lunghezza e densità.

Nel primo si considera Lo scandalo degli abusi sessuali sotto il pontificato di Giovanni Paolo II (pp. 13-49), durante il quale il fenomeno, presente nella Chiesa, ma sostanzialmente sommerso, inizia a venire a galla, fino all’eclatante esplosione del caso Spotlight nel 2002, nella diocesi di Washington. Secondo l’autore si deve riconoscere al papa polacco il merito di avere iniziato a considerare e a contrastare la realtà degli abusi sui minori nella Chiesa. Fu proprio lui, nel 2001, a disporre l’inserimento di ogni pratica di abusi sui minori tra i crimini più gravi che possa compiere un sacerdote, affidando alla Congregazione della dottrina della fede, retta dall’allora cardinal Ratzinger, il compito di indagare sugli ecclesiastici che si fossero macchiati di tale colpa, comminando pene specifiche. Tuttavia, nell’ultimo periodo del pontificato di Karol Wojtyła, il problema pare essere stato affrontato con qualche difficoltà, sottostimando la portata degli abusi, come nel caso emblematico del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollato.

Nei capitoli dal secondo al settimo (pp. 37-135) si illustra come, a partire dall’elezione di Benedetto XVI, il problema sia stato affrontato con maggiore energia, ma anche come, nel corso del pontificato ratzingeriano, sia venuta sempre più allo scoperto l’incidenza dei casi di abuso e la realtà della diffusione globale di questi nella Chiesa cattolica.

È sotto Benedetto che il fondatore dei Legionari di Cristo viene riconosciuto colpevole e condannato (capitolo secondo: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa”: il caso di Marcial Maciel Degollato).

Il papa tedesco, fino da primi mesi del pontificato, ha dovuto d’altra parte confrontarsi con lo scandalo degli abusi avvenuti in Irlanda che ha messo profondamente in crisi la fiducia nei confronti della Chiesa proprio in uno dei paesi più cattolici del mondo. Nel 2010 ai cattolici irlandesi il papa volle indirizzare una Lettera pastorale per esprimere vicinanza e proporre un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione (capitolo terzo: Papa Benedetto e il problema irlandese).

È stato papa Ratzinger ad inaugurare la prassi di incontrare i sopravvissuti agli abusi per ascoltarli, durante viaggi apostolici in paesi nei quali erano emerse vicende significative di abuso da parte del clero, come negli Usa, in Australia, a Malta, in UK e in Germania (capitolo quarto: Benedetto XVI: i viaggi e gli incontri con le vittime di abusi).

Papa Benedetto ha inequivocabilmente dato prova di voler guardare in faccia tale realtà per contrastarla, anche con l’inasprimento delle norme canoniche che hanno portato alla denuncia e alla condanna di molti colpevoli (capitolo quinto: La tolleranza zero di Benedetto XVI).

Nel 2011 la Congregazione per la dottrina della fede pubblica una Lettera circolare per aiutare le conferenze episcopali nel preparare linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, un input decisivo all’impegno a contrastare gli abusi nella Chiesa in modo sempre più capillare (capitolo sesto: Gli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI).

Un’ulteriore e significativa tappa nel percorso intrapreso è il simposio organizzato dall’Università Gregoriana a Roma fra il 6 e il 9 febbraio 2012, a cui Benedetto pur non partecipando personalmente, fa giungere il proprio sostegno. E in questo contesto che comincia la riflessione, poi sviluppata anche da papa Francesco, sul possibile collegamento fra l’abuso sessuale e l’abuso di potere (capitolo settimo: Verso la Guarigione e il Rinnovamento).

Alla documentazione di quanto è avvenuto durante il pontificato Francesco, sono dedicati i capitoli successivi, dall’ottavo al diciannovesimo (pp. 137-314).

Nel capitolo ottavo, La tolleranza zero di papa Francesco, si presenta una prima serie d’interventi in continuità con quanto iniziato da Benedetto XVI. Con un Chirogafo del 22 marzo 2014, papa Begoglio istituisce la Pontificia commissione per la tutela dei minori e il 2 febbraio 2015 indirizza una Lettera ai Presidenti delle Conferenze episcopali e ai Superiori degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica circa la Pontificia commissione per la tutela dei minori per promuovere la piena attuazione di quanto già disposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e sollecitare la preparazione di specifiche linee-guida da parte delle Conferenze Episcopali sulla tutela dei minori e la prevenzione degli abusi. Il 4 giugno 2016 il papa emana la Lettera apostolica in forma di «Motu proprio», Come una madre amorevole, in cui si precisa che tra le “cause gravi” che comportano la possibilità della rimozione dall’ufficio ecclesiastico deve essere compresa anche la negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente alla gestione di casi di abusi sessuali compiuti su minori e adulti vulnerabili.

Nel capitolo nono, Francesco e il caso cileno, si riportano le dolorose vicende relative all’episcopato della Chiesa del Cile che nel 2018 ha presentato in blocco le dimissioni al papa sotto la spinta di accuse di coperture di abusi.

Nel capitolo decimo, La lettera al popolo di Dio, si considera l’intervento del 20 agosto 2018, indirizzato dal papa all’intera Chiesa, nel quale compare, fra l’altro, la categoria di “clericalismo” come possibile matrice generativa degli abusi in questione: «Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo».

Nel capitolo undicesimo, Il viaggio in Irlanda e il dossier Vigano, si riassume quanto Francesco ha detto nel suo viaggio apostolico nella terra di San Patrizio per l’incontro mondiale delle famiglie del 2018, riallacciandosi al magistero di Benedetto XVI. Nel medesimo capitolo si affronta anche lo spinoso caso del dossier con cui l’ex nunzio apostolico negli USA, Carlo Maria Viganò, ha accusato papa Francesco di aver coperto l’ex cardinale statunitense McCarrick colpevole di abusi. Nel suo J’accuse Viganò è giunto fino al punto ad invitare il papa alle dimissioni.

Come Gavino Pala mette in evidenza nel capitolo dodicesimo, Le polemiche dopo il dossier Viganò, dietro alla diffusione delle accuse dell’ex nunzio al papa è ravvisabile l’azione di una rete di cattolici conservatori, particolarmente critici con l’insegnamento di Francesco e per i quali la questione degli abusi del clero diventa terreno di scontro ideologico e arma impropria da agitare contro il vescovo di Roma e la sua visione teologico pastorale.

Il capitolo tredicesimo, L’Incontro per la tutela dei minori nella Chiesa, offre la cronaca della preparazione e dello svolgimento del vertice dei Presidenti delle Conferenze episcopali sul tema della “protezione dei minori”, tenutosi dal 21 al 24 febbraio 2019. Sono tanti, sintetizza Pala, «i punti che sono stati toccati nel corso del summit in Vaticano. Ma la priorità sembra evidente, è mettere i vescovi riuniti a Roma davanti alla responsabilità di credere alle denunce, di avviare le giuste procedure e, una volta capito che la denuncia è veritiera, coinvolgere la Congregazione della dottrina della fede. Non sono mancate denunce false nel corso degli anni, ma questa non deve essere mai una giustificazione per minimizzare quanto di male e stato fatto né per non fermarsi ad ascoltare chi si presenta al vescovo per denunciare un abuso. Troppo male e stato fatto nel passato e nessuno deve voler tornare indietro» (p. 236).

Il capitolo quattordicesimo, Le sentenze dopo il summit: i casi Pell, Barbarien e Apuron, riporta le drammatiche ed emblematiche vicissitudini giudiziarie di tre vescovi accusati in relazione a vicende di abusi (da notare come il libro sia giunto alle stampe prima che il cardinal Pell fosse prosciolto in ultimo grado).

Nel capitolo quindicesimo si parla de La lettera apostolica sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, il “Motu Proprio” di Francesco sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, finalizzato a promuovere istituzionalmente e normativamente la prevenzione degli abusi su minori o adulti vulnerabili nella Curia Romana e nello Stato della Città del Vaticano, contenente anche la legge n. CCXCVII e le linee guida da rispettare nell’ambito delle attività svolte all’interno del Vicariato della Città del Vaticano.

Il capitolo sedicesimo, Benedetto XVI torna a parlare degli abusi, prende invece in esame l’intervento del papa emerito del 12 aprile 2019, scritto per una rivista bavarese, a quanto pare come contributo esterno alla riflessione avviata nel vertice di febbraio, e riportato con enfasi anche da diversi media internazionali, soprattutto di orientamento conservatore. Ratzinger individua la matrice del problema degli abusi primariamente nella rivoluzione sessuale del 1968 che avrebbe condotto a una visione estrema della libertà sessuale, aperta anche alla plausibilità di comportamenti pedofili. Si tratterebbe di un orizzonte culturale che, indirettamente, potrebbe aver condizionato la corretta percezione del limite morale anche in ambito ecclesiastico, trovando sponda, per certi versi, nella rinuncia di una parte della teologia morale cattolica postconciliare a sostenere l’imprescindibilità di assoluti morali. Questo clima avrebbe avuto conseguenze destabilizzanti anche sulla formazione dei candidati al presbiterato nei seminari e negli studentati. Sull’intervento del papa emerito, come era prevedibile, si sono polarizzate interpretazioni molto favorevoli e molto critiche.

Di particolare rilievo, quale effetto significativo del vertice di febbraio, è la Lettera apostolica in forma di «motu proprio» di cui si parla nel capitolo diciassettesimo, Vos estis lux mundi. Il documento, emanato da Papa Francesco il 7 maggio 2019, stabilisce infatti le nuove norme procedurali per combattere gli abusi sessuali e determina le relative responsabilità di vescovi e soggetti ad essi equiparati. Si tratta di norme universali pertinenti a tutta la Chiesa, che fissano, fra l’altro, le definizioni di minore, di persona vulnerabile, di materiale pedopornografico, e che stabiliscono le modalità concernenti la ricezione delle segnalazioni, l’obbligo di segnalazione, la tutela di chi presenta segnalazioni, la cura delle persone offese. È significativo in merito un commento di padre Hans Zollner riportato da Pala: «Questa nuova legge è il passo più importante degli ultimi anni. […] Adesso è stata introdotta una cosa che non esisteva in nessuna parte della Chiesa nel mondo. Perché in nessuna parte i chierici fino ad oggi avevano l’obbligo religioso di denunciare. Adesso c’è con questa legge. Si tratta di un passo veramente molto importante» (p. 286).

Il capitolo diciottesimo è dedicato a La risposta italiana agli abusi sui minori. Vi si ripercorre l’iter che ha coinvolto la Conferenza episcopale italiana dalla pubblicazione delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici del 2014, a quella delle Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili del 2019, passando per la costituzione del Servizio Nazionale per la tutela dei minori (2018) chiamato, fra l’altro, a promuovere omologhi servizi a livello regionale e diocesano.

Nel brevissimo capitolo diciannovesimo, Ancora sul caso McCarrick, si aggiungono alcuni sviluppi relativi al dossier Viganò. Mentre nel Postscriptum che segue si segnala la notizia, assai rilevante per il tema del libro ma pervenuta quando il lavoro era già stato inviato alle stampe, del Rescriptum del 4 dicembre 2019 e della relativa Istruzione, con cui il papa sancisce l’abolizione del segreto pontificio relativamente alle denunce, i processi e le decisioni riguardanti gli abusi sui minori e le persone vulnerabili.

In sintesi il libro offre una panoramica accurata dello “stato dell’arte” (al 2019) della lotta agli abusi sui minori da parte della Chiesa. Si tratta una lettura da raccomandare a chiunque voglia farsi un’idea complessiva del problema e di un sussidio che potrà risultare certamente utile per corsi di formazione relativi alla Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili da promuovere in ambito teologico e pastorale.

Gli spunti di riflessione personale che si possono trarre dalla dialettica dei fatti e delle idee che emerge dal susseguirsi dei capitoli del libro sono molteplici. Fra tutti trovo particolarmente stimolante l’idea che la piaga dell’abuso sui minori nell’ambito della Chiesa sia un fenomeno che ha bisogno di essere conosciuto obiettivamente per poter essere compreso e interpretato in modo adeguato e, quindi, contrastato fruttuosamente secondo criteri di razionalità pratica, nell’orizzonte della fedeltà al vangelo. Un rischio a cui può andare incontro questa sfida conoscitiva e interpretativa, e da cui Pala ci mette in guardia almeno implicitamente attraverso la sua accurata rassegna di varie posizioni sull’argomento, è quello di lasciarsi condizionare, anche nel contrasto agli abusi, dalla polarizzazione ideologica presente nella Chiesa di oggi.

Ci sono state, ad esempio, valutazioni ideologicamente molto critiche della linea interpretativa e d’azione di papa Francesco e dei suoi collaboratori che vede nel clericalismo un terreno fertile su cui possono attecchire e svilupparsi particolari disposizioni all’abuso. Ci sono state reazioni ugualmente critiche alla lettura dei fatti elaborata dal papa emerito, Benedetto, che suggerisce di cercare la ragione dei comportamenti abusanti nello smarrimento morale, legato sia alla rivoluzione sessuale esplosa nel modo occidentale, sia alla rinuncia agli assoluti morali in settori significativi dell’insegnamento dell’etica teologica.

L’impressione è che talora, piuttosto che dialogare per comprendere e contrastare il fenomeno dell’abuso, si voglia usare il problema in questione come un’arma impropria per affermare la propria idea, conservatrice o progressista, di Chiesa, colpendo, attraverso il discredito su quanto avrebbe detto e fatto il papa regnante, o quello emerito, l’idea dell’avversario. Ritengo che, invece il fenomeno dell’abuso sui minori, nella società come nella Chiesa, sia un fenomeno trasversale che può implicare sia soggetti, “conservatori” o “tradizionalisti”, che dir si voglia, sia soggetti “progressisti” e tutt’altro che “clericali”, e che andrebbe studiato e affrontato nella sua complessità e obiettività, senza bandiere di parte.

È innegabile che si possa cogliere un nesso fra eclatanti esempi di clericalismo ed eclatanti storie d’abuso, come nei casi di Marcial Maciel Degollato (cf. pp. 37-49), e di Lelio Cantini (cf. pp. 91-94), fra l’altro entrambi preti formatisi prima della rivoluzione sessuale e della morale postconciliare. E comunque, come testimonia l’indagine storica, il fenomeno dell’abuso sessuale era certo presente nella Chiesa ben prima che dagli anni ’60 del novecento (cf. F. Benigno – V. Lavenia, Peccato o crimine. La Chiesa di fronte alla pedofilia, Bari-Roma 2021). Tuttavia credo che sarebbe sbagliato liquidare frettolosamente come del tutto incongruo l’intervento del papa emerito. In primo luogo, in riferimento ai numerosi casi di abuso registratisi negli anni ’70 e ’80, non si può escludere che la rivoluzione sessuale e la messa in questione di valori morali tradizionali possa avere ingenerato, o esasperato, fenomeni di dissociazione proprio in quei preti che precedentemente avevano ricevuto un’educazione eccessivamente repressiva e clericale, in una sorta di “tempesta perfetta”, per usare una metafora metereologica. In secondo luogo, pensando in particolare ai giovani attualmente in formazione, credo che sia importante non trascurare il compito di offrire una visione della sessualità che, senza rimpiangere l’agostinismo di certe impostazioni passate, sappia superare l’imbarazzo di uscire dall’ideologia del “vietato vietare” e non tema di riconoscere, soprattutto nell’ambito della tutatela dei minori (ma non solo) la necessità di affermare degli assoluti morali.

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