Turismo è sempre ricchezza?

di Giovanni Campanella · Nell’ottobre 2020, la casa editrice Eris ha pubblicato un piccolo libro intitolato Oltre il turismo – Esiste un turismo sostenibile?, all’interno della collana BookBlock, e scritto da Sarah Gainsforth.

Gainsforth è giornalista freelance e ricercatrice indipendente e si occupa di temi sociali relativi alla città e alle sue trasformazioni, con una particolare attenzione verso le politiche abitative e le disuguaglianze. Ha collaborato con Il Manifesto, L’Espresso, Internazionale e DinamoPress.

Effettivamente, questo scritto è interessante proprio perché si concentra su elementi che normalmente sono trascurati e che per molti sono pressoché inesistenti: i costi del turismo. In realtà, esistono eccome! Molto spesso, gran parte dei profitti derivanti dal turismo sono privatizzati e finiscono nelle mani di pochi mentre gran parte degli svantaggi legati al turismo sono “socializzati” ossia gravano sulla collettività autoctona.

Una città soffre troppo di turismo quando il numero di turisti supera quello dei residenti. Dubrovnik è in cima alla classifica mondiale dell’overtourism, con soli 1.500 residenti nel centro storico e oltre un milione di turisti l’anno (10 mila al giorno). Anche Venezia non se la passa gran che: tra il 1976 e il 2018, la popolazione è crollata del 47%. Oggi il suo centro storico ha solo 54 mila residenti e quasi nessun artigiano. Le case sono sempre più affittate a turisti e conseguentemente ci sono sempre meno case per gli affitti ordinari, i prezzi aumentano e i residenti spariscono.

Secondo alcuni studiosi, il turismo genera economie di scala, favorisce investimenti e innesca l’attivazione delle imprese locali. Secondo altri, è necessario considerare anche esternalità negative conseguenti alla congestione, all’uso intensivo delle risorse naturali e del patrimonio culturale, all’aumento del costo della vita per i residenti e all’incremento dei valori immobiliari nei centri urbani. Inoltre, essendo il turismo un settore a bassa produttività e bassi salari, sottrae risorse a comparti a più alta tecnologia e valore aggiunto e dunque deprime l’economia e il welfare: è l’effetto noto come “Beach Disease”. Analizzando tutti questi elementi, non è difficile che in alcuni casi gli effetti benefici del turismo diminuiscano o diventino addirittura negativi!

Secondo gli autori di un focus della Banca d’Italia, le province che hanno smesso di beneficiare del turismo dal 1997 includono Venezia, Firenze e Roma. Il turismo avrebbe effetti positivi nelle province con livelli molto bassi di valore aggiunto pro capite e ridotti tassi di occupazione ma, nelle località e nelle città già turistiche, il turismo non produce alcun beneficio economico ma costi.