L’altruismo ap-paga
di Carlo Parenti • Con Marzia, mia moglie, siamo stati volontari per la raccolta del Banco Alimentare in un quartiere non propriamente elitario, in un supermercato molto, molto economico.
5 ore di solidarietà data, 5 ore di altruismo concretamente testimoniato: una generosità semplice, sincera, direi pura, senza retoriche, sempre con un sorriso. C’è molto da imparare da questa umanità. Testimonianza vivente di quanto scrive Francesco nella sua Esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” (Rallegratevi ed esultate), sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo:
«tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso»(Gal 5,14)[…] Detto in altre parole: in mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni, Gesù apre una breccia che permette di distinguere due volti, quello del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti in più. Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perché in ogni fratello, specialmente nel più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di dio. Infatti, con gli scarti di questa umanità vulnerabile, alla fine del tempo, il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte. Poiché «che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono!»
Ma non sono mancate le contestazioni.
Un signore ha inveito contro di noi perché per anni una onlus gli ha rubato i soldi per una falsa adozione a distanza. Una donna è entrata urlando : ‘cos’avete Voi da dare a me? Non vi vergognate a chiedere?’. Disoccupata, con un figlio invalido, il marito malato da anni. Quando è arrivata alla cassa, ci siamo offerti di pagarle la spesa: 12 euro. Per tre persone e forse per tutta la settimana.
Agli extracomunitari non avevamo il coraggio di chiedere. Ci sbagliavamo. Poi, non trattarli al pari degli altri ci è parso offensivo: hanno donato più che generosamente, certamente al di sopra delle loro, apparenti, possibilità. Conoscono bene cosa vogliono dire esclusione e povertà. Una coppia capoverdiana, residente ormai da oltre 20 anni a Firenze, ha acquistato molto più per il Banco che per se’. ’E’ una gioia se possiamo aiutare qualcuno. Anche con poco. Di più non possiamo permetterci. Però sosteniamo il Banco tutti gli anni’.
Un’altra coppia di egiziani ha donato moltissimo. Diciamo: ‘Grazie davvero, ma è troppo’. E loro ‘Non è mai abbastanza. Fate comprare gli omogeneizzati; non sono il solo nutrimento dei più’ piccoli ma spesso anche degli anziani.’ Consiglio utilissimo, subito seguito. In effetti il contenitore riservato agli alimenti per i bambini era praticamente vuoto.
Un ragazzo senegalese che aiuta i clienti al parcheggio a sistemare la spesa nel bagagliaio, conosce tutti quelli del quartiere. Sa chi viene a piedi e chi è solo. Sa chi arriva con i figli che lo aiutano e dunque è inutile perderci tempo. Forse conosce tutte le malattie di chi frequenta il Super. E’ il suo mestiere. Per un momento lascia il proprio territorio di lavoro per entrare nel Super uscendone con due confezioni di pasta per il Banco. Commossi accettiamo anche il suo dono. All’ora di pranzo vediamo che ha fatto la spesa anche lui. Ha qualcosa sotto braccio. Ci avviciniamo. Sta addentando con vigore una lunga baguette: vuota. Allora è vero che la fame è il miglior condimento e purtroppo.
Funge anche da stimolo imprenditoriale: stamani passando sotto un’acqua scrosciante nei pressi del Ponte Vecchio l’abbiamo riconosciuto. ‘Che fai qui?’- ‘Piove. Oggi vendo ombrelli’’.