La lezione di San Paolo VI sulla chiesa e la società
di Mario Alexis Portella • “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.” Queste sono le parole con cui il Nostro Signore Gesù Cristo rispose ai farisei quando, nella loro ipocrisia, gli pongono la domanda se “è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”
I farisei sono stati più volte sbugiardati da Gesù, che di loro ha smascherato la doppiezza davanti a Dio e agli uomini. I farisei si riuniscono a consiglio, cercando un modo per mettere in trappola questo fastidioso predicatore. La risposta di Gesù è considerata come la base della libertà religiosa. Siccome l’uomo è “creato nell’immagine e somiglianza” di Dio, lo Stato deve riconoscere la libera scelta, secondo la propria coscienza, dell’uomo di esercitare la propria fede o di non esercitarla. Ecco perché c’è la separazione tra chiesa e stato. Ma questa separazione non vuol dire che “Cesare” non deve rendere a Dio quello che è il Suo. Anzi, lo Stato non soltanto ha il dovere di promuovere e tutelare questo diritto, ma deve farlo riconoscendo l’antropologia cristiana che ha dato molto alla civiltà occidentale, specialmente in Europa.
Oggi la nostra società e anche la nostra Chiesa, stanno vivendo un’ epidemia di confusione e disorientamento morale e dottrinale quasi universalmente diffusi. Essi costituiscono un serio pericolo di contagio per il bene comune e per la salvezza eterna di molte anime a causa dello sradicamento delle radici cristiani da parte dell’Unione europea, anche dal silenzio della Chiesa stessa.
fferma S. Giovanni Paolo II “non riguarda solo gli uomini di scienza, così come non deve rinchiudersi nei musei”. Anzi, essa “è la dimora abituale dell’uomo, ciò che caratterizza tutto il suo comportamento e il suo modo di vivere, persino di abitare e di vestirsi, ciò ch’egli trova bello, il suo modo di concepire la vita e la morte, l’amore, la famiglia e l’impegno, la natura, la sua stessa esistenza e la vita associata degli uomini”.
“Il principio di uguaglianza tra tutti gli uomini è un principio che nasce comunemente con la fede e la cultura cattolica”, come diceva l’Arcivescovo di Torino il Cardinale Michele Pellegrino—cattolica in senso universale che, nonostante la separazione degli ortodossi e dei protestanti della Chiesa fondata da Gesù stesso, quando diciamo cristiano si dice cattolico. L’Europa sopravvive all’Impero romano sulle strade stesse di quella che era Roma, portando questo nuovo fattore di unità. In un momento di disgregazione, in qualche modo la religione cristiana costituisce un collante e un continuo della storia romana e quindi un continuo di una storia di civiltà.
“vegliare per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano” (Lumen gentium, 25). Questo accade perché come l’assemblea del popolo di Dio, noi abbiamo volontariamente dimenticato di mettere in pratica l’ultimo ordine che il Signore Gesù ci ha dato: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato».
Ecco perché la nostra epoca è caratterizzata da una mancanza di un acuto nutrimento etico e culturale; il comandamento del Signore è offuscato.
Bisogna far nostra questa fondamentale esortazione di S. Paolo VI prima che tutta la cristianità diventi per gli uomini un ricordo del mondo che fu.