La perdita dell’egemonia americana e la nuova guerra fredda
di Mario Alexis Portella • Il 4 ottobre 2018, il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, ha pronunciato un caustico discorso a Washington, sciorinando una lunga lista di gravi addebiti alla Cina. A partire dalle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale alla presunta ingerenza nelle elezioni statunitensi, Pence ha accusato Pechino di infrangere norme internazionali e di agire contro gli interessi americani. Il tono era abbastanza insolito e tagliente tanto da essere interpretato come un prodromo di una nuova guerra fredda tra le due potenze.
à tornerà, con la Cina che interpreta il ruolo di superpotenza. La transizione sarà probabilmente un evento tumultuoso, forse addirittura violento, poiché l’ascesa della Cina metterà il paese in rotta di collisione con gli Stati Uniti su una serie di interessi. Ma mentre Washington si svincola lentamente da alcuni dei suoi impegni diplomatici e militari all’estero, Pechino non ha ancora un piano chiaro per riempire questo vuoto di leadership e ridefinire da zero un nuovo assetto geo-politico internazionale.
di Russia e Cina nel prossimo decennio si concentrerà principalmente sul mantenimento delle condizioni necessarie per la continua crescita economica dei due paesi, un obiettivo che potrebbe indurre i leaders di Mosca e Pechino ad evitare lo scontro aperto con gli Stati Uniti, ma non necessariamente con i suoi alleati.
à non è, pertanto, “guerra fredda” quanto piuttosto “pace calda”.
Donald Trump, con le sue pubbliche manifestazione di ammirazione per Vladimir Putin, gli ha sostanzialmente offerto, a giudizio di alcuni osservatori nazionali, l’opportunità di interferire a suo favore nelle elezioni americane del 2016. Considerata questa, la prima volta da quando, negli ultimi dieci anni, la Russia ha iniziato a servirsi di tali strumenti cibernetici, come arma politica. Di conseguenza, Putin sta sostituendo l’egemonia americana in varie regioni del Medio Oriente, così come Xi Jinping la sostituisce in Africa.
é tutti parlano russo>>, ma ha anche denunciato il Trattato stipulato nel 1987 con Mosca sugli armamenti nucleari ad intervallo intermedio inducendo così Putin a (o almeno fornendogli il pretesto per) muoversi più liberamente nei rapporti con l’Usa e i suoi alleati.
à, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali>>. Per averne conferma si pensi alle guerre per procura tra le potenze nel mondo islamico o al commercio del petrolio e di altre risorse naturali, in nome dei quali giustificano spesso anche le diffuse violazioni di ogni diritto umano. E a questo punto mi appare importante riportare altre parole pronunciate dallo stesso Paolo VI che meritano una profonda riflessione: <<La pace non può essere basata su una falsa retorica di parole, bene accette perché rispondenti alle profonde e genuine aspirazioni degli uomini, ma che possono anche servire, ed hanno purtroppo a volte servito, a nascondere il vuoto di vero spirito e di reali intenzioni di pace, se non addirittura a coprire sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte>>.