In ricordo di quei morti che non fanno notizia
Le dinamiche in cui questi missionari hanno perso la vita, puntualizza il dossier, sono spesso «tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti sociali di povertà, di degrado, dove la violenza è regola di vita, l’autorità dello stato latita o è indebolita dalla corruzione e dai compromessi, o dove la religione viene strumentalizzata per altri fini». Ognuno di loro, pur essendo consapevole dei rischi che correva, è rimasto al proprio posto per adempiere con fedeltà ai propri compiti.
Il rapporto racconta in sintesi anche le circostanze della morte dei vari missionari. Abbiamo José Maltez che faceva parte dell’Oratorio Salesiano e che è morto per un colpo al torace durante gli scontri tra bande e gruppi di difesa della città. Sandor Dolmus, quindici anni, giovane ministrante della Cattedrale di Leon (Nicaragua), è stato ucciso da paramilitari il 14 giugno 2018. Si trova per strada, insieme ad altri ragazzi, vicino alla chiesa di San José, nella zona di Zaragoza, a Leon, quando è stato colpito al petto da una pallottola sparata da un gruppo di paramilitari. Quelli che lo conoscevano ne parlano come un ragazzo molto buono e servizievole, che desiderava diventare sacerdote. E’ stato sepolto con l’abito dei ministranti.
Don Joseph Désiré Angbabata, parroco di una chiesa nel centro-sud della Repubblica Centrafricana è morto in seguito alle ferite che gli sono stati inferte da un gruppo armato che ha assaltato la sua parrocchia che si trovava in una zona strategica non solo per la sua posizione centrale, ma anche per la presenza di miniere di oro e diamanti ambite da diversi gruppi armati.