I beni relazionali: tra reciprocità e gratuità
di Alessandro Clemenzia • «Per la felicità sono essenziali relazioni di natura non strumentale, quelle relazioni, cioè, che sono vissute come “beni in sé” e non come mezzi utili ad altro» (p. 27).
Qualunque sia il modo più o meno critico in cui ciascuno può porsi davanti alla complessità del tempo odierno, una condizione rimane innegabilmente stabile: il cuore dell’uomo è costantemente orientato al raggiungimento della propria pienezza. In vista di tale fine è ormai urgente recuperare l’importanza che possono assumere le relazioni, sia in ambito individuale, sia all’interno del sistema sociale. È da queste considerazioni che prende avvio, sulla scia inaugurata da altri studiosi soprattutto economisti (L. Bruni, S. Zamagni, B. Gui) dell’area di pensiero conosciuta come ‘economia civile’, la riflessione della sociologa M. Licia Paglione, in un libro recentemente uscito, intitolato: Incontri di valore. I beni relazionali e la loro emergenza (Pacini Editore, 2018).
Non è sufficiente, tuttavia, far riferimento in generale alle dinamiche relazionali, come se quest’ultime offrissero di per sé una corrispondenza al desiderio del cuore umano: «Non tutte le relazioni che viviamo sono generatrici o particolarmente generatrici di felicità» (p. 29). Proprio per questo è necessario soffermarsi sulla loro qualità.
Tra le prospettive sociologiche che permettono di interpretare questa dinamica l’autrice suggerisce: «nella prospettiva conosciuta come Paradigma del dono, il “bene relazionale” può essere considerato […] quel particolare tipo di legame che il dono, circolando, crea» (p. 40).
Alla luce di questi approcci, Paglione cerca di capire di quale “reciprocità” e “gratuità” si sta parlando. La reciprocità del dono, al contrario di ogni scambio mercantile, non fa riferimento né all’equivalenza né alla simmetria dei rapporti, e inoltre valorizza e favorisce l’individualità dei singoli (contro ogni tendenza di anonimato). La gratuità, da parte sua, non può ridursi a un’accezione filantropica, come se si contrapponesse unicamente alla logica del contraccambio, ma ha un significato più profondo: essa non si realizza in modo unilaterale (qualcuno, che si trova in una posizione superiore, dà a qualcun altro su una inferiore), ma è un fenomeno relazionale che investe entrambi i partners.
Paglione arriva così, a partire dal tentativo di diversi altri autori, a comprendere il “bene relazionale” esprimendo in esso la “compresenza” e la “contaminazione” (cf. p. 92) di queste due dimensioni apparentemente antitetiche. In questo senso il “bene relazionale” si presenta come un evento di gratuità tra persone che si relazionano tra loro in «un atteggiamento che implica incondizionalità, cioè la capacità di correre il rischio della “ferita”, ovvero di accettare la possibilità di una non corrispondenza da parte dell’altro, nella consapevolezza che solo stando in questa incertezza possono essere generati legami adatti a farci fiorire» (p. 93).