di Giovanni Campanella • Già più di tre anni fa su questa stessa rivista online (numero di settembre 2014), la “valente penna” di don Dario Chiapetti si cimentò nella recensione di un saggio sui salmi ad opera del professor Clive Staples Lewis, famoso scrittore e conferenziere.
L’occasione per riparlare del prof. Lewis è data dalla nuova edizione della sua corrispondenza con don Giovanni Calabria, pubblicata dalla Jaca Book alla fine del mese di luglio 2017. Il titolo è Una gioia insolita – Lettere tra un prete cattolico e un laico anglicano. La prima edizione italiana è del 1995. Il curatore è Luciano Squizzato mentre la prefazione è di Walter Hooper, prete anglicano dedicatosi alla memoria di Lewis e divenuto poi cattolico.
Occasione ulteriore per menzionare questa corrispondenza è rappresentata dalla prossimità della Settimana per l’Unità dei Cristiani. Il motivo principale che origina l’epistolario è infatti l’ardente desiderio di riunione di tutti i cristiani scaturente dai cuori del cattolico Calabria e dell’anglicano Lewis. Tra l’altro, «la prima idea di celebrare un Ottavario di preghiere per l’unità della Chiesa, dal 18 gennaio – allora festa della cattedra di San Pietro – al 25 gennaio – festa della conversione di San Paolo – venne nel 1908 al rev. Paul Wattson, sacerdote anglicano (convertitosi poi al cattolicesimo) fondatore della Society of the Atonement» (p. 99).
Lewis (1898-1963) è nato a Belfast, in Irlanda del Nord. Laureato a pieni voti a Oxford, qui insegnò prima di assumere la cattedra di Letteratura Rinascimentale e Medievale a Cambridge. Da giovanissimo abbandonò la fede anglicana e approdò a un razionalismo ateo. Nel 1929 riabbracciò l’anglicanesimo e con molti suoi scritti si sforzò di diffondere i principi cristiani. Oltre a saggi su vari aspetti del cristianesimo e trattati di letteratura, scrisse opere di narrativa. Tra queste, quelle che lo resero famoso presso il grande pubblico sono forse Le lettere di Berlicche e Il brindisi di Berlicche. Scrisse anche le storie fantasy del ciclo delle cronache di Narnia, da cui recentemente sono stati tratti dei film. Altro film che ha molto contribuito a diffondere la sua memoria è il pluripremiato Viaggio in Inghilterra, che descrive gli ultimi anni di vita del professore.
«Giovanni Calabria (1873-1954), nato a Verona da genitori di umili condizioni, venne ordinato sacerdote nel 1907. Fondò la Congregazione dei Buoni Fanciulli, poi divenuta Congregazione Poveri Servi della Divina Provvidenza. Nel 1999 papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato santo» (copertina).
Don Calabria era soprattutto un uomo di azione, mosso da una grande carità verso gli ultimi. Il suo cuore però lo spingeva anche ben oltre i confini del campo materiale di azione e ben presto si appassionò alla questione dell’ecumenismo. Ciò lo portò, verso la fine degli anni ’40, a inviare varie lettere a persone in vista di comunità ecclesiali al di fuori della Chiesa cattolica. Chiese a un suo segretario di tradurre queste sue missive dall’italiano al latino prima di inviarle. Questo lo mise in comunicazione con i suoi colti interlocutori, che non ebbero problemi a rispondere nella stessa lingua; tanto meno ne ebbe Lewis, che adorava il latino fin dall’adolescenza. Oltre che con Lewis, i carteggi più consistenti sono quelli con il metropolita ortodosso Visarion Puiu e con il pastore svedese Sune Wiman.
Lewis e Calabria non si sono mai conosciuti faccia a faccia. Solo dopo la morte di don Giovanni, Lewis vide una foto del suo interlocutore, inviatagli da don Luigi Pedrollo, il più stretto collaboratore di Calabria e suo successore nella gestione delle opere. Come avvenne però l’ ”incontro epistolare”?
«Padre Mondrone aveva scritto nella “Civiltà Cattolica” uno splendido articolo di recensione alle Lettere di Berlicche. L’articolo era apparso nel luglio del 1947 e aveva parole lusinghiere e di ammirazione verso lo scrittore anglicano: “Il libro, come abbiamo accennato, sorprende davvero con la sua ricchezza di esperienze spirituali e di penetrazione psicologica. […] Non v’è pagina che non faccia pensare, invitando assiduamente il lettore a seri esami di coscienza”. E inoltre: “Certe direttive riguardanti alcuni momenti più delicati della vita interiore insinuano la persuasione che le conoscenze del Lewis, come del resto quelle di tanti suoi correligionari, si sono molto inoltrate sulle vie dell’ascetismo cattolico”. (…). Niente da stupirsi quindi se, dopo l’articolo di padre Mondrone, don Calabria avesse iniziato la lettura delle Lettere di Berlicche e ne fosse rimasto affascinato a tal punto da desiderare di scrivere a Lewis. Troppi erano i temi con i quali don Calabria si sentiva in consonanza: la strategia del diavolo che consiste nel far cadere la fede nella sua esistenza; l’uomo che crede di emanciparsi allontanandosi dalla fede; la tentazione costante della dissipazione e della leggerezza a cui il diavolo lo sottopone; l’abbandono della preghiera; la guerra da poco terminata come occasione per ricostruire un’umanità diversa, e altri ancora» (pp. 42-43).
La corrispondenza tocca vari temi interessanti ed è inframezzata da citazioni della Bibbia e dell’Imitazione di Cristo, a cui Lewis era legatissimo. Dopo la morte di Calabria, Lewis continuò fino alla sua morte a scrivere a Don Pedrollo.