Il commento del cardinale Silvano Piovanelli al Cantico dei Cantici.

170 170 Giovanni Pallanti
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foto piovanelli vecchia-kbAE-U101816920044750-1024x576@LaStampa.itdi Giovanni Pallanti • La casa editrice della comunità di San Leolino ha pubblicato postumo un libro del cardinale Silvano Piovanelli, “Ho da lasciare soltanto l’amore. L’amore nel cantico dei cantici.”
La presentazione è del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, fiorentino, formatosi alla scuola del cardinale Piovanelli. La presentazione è una rievocazione della loro amicizia, ma non entra nel contesto del libro, contesto molto particolare, di cui poche volte si sono occupati figure importanti della chiesa cattolica. Molto più precisa l’introduzione di suor Paola Moschetti, che racconta di aver conosciuto Piovanelli il 31 maggio 2016, anche se confonde il convitto ecclesiastico di via San Leonardo con il convitto della Calza, che è da tutt’altra parte. Infatti, suor Moschetti, racconta del cardinale Silvano Piovanelli, che “aveva coscientemente scelto di vivere il suo declino insieme ai fratelli sacerdoti lì ricoverati”. In modo particolare, suor Moschetti gli chiese le registrazioni degli esercizi spirituali tenuti sul Cantico dei cantici. Scrive la suora: “Aveva portato con me una pennetta capace di contenere testi scritti e diapositive dei suoi ultimi Esercizi spirituali sul Cantico dei cantici. In tanti mi avevano chiesto di farne una trascrizione. Con la solita abilità, fece l’operazione di trasferimento e, nel riconsegnarmi la pennetta, mi disse:’Fanne quello che vuoi’.”Così suor Moschetti ebbe, nonostante le resistenze del Piovanelli a pubblicare i suoi commenti a questo particolare libro della Bibbia, i pensieri e gli appunti del parroco cardinale fiorentino, il materiale da dare alle stampe. Le Edizioni Feeria hanno pubblicato questo bel libro, curato appunto dalla suora estimatrice di Piovanelli e da don Alessandro Andreini della comunità fondata da don Mezzasalma. Il libro è particolarmente complesso: sono pubblicate anche delle diapositive a compendio delle meditazioni del cardinale. In una si legge: “Nelle università medioevali, il ‘magister’ apriva la sua ‘lectio prima’, proprio con il commento al cantico”. E sempre nella stessa immagine, sotto il libro della Bibbia, si legge: “Beato chi comprende e canta i cantici delle Sacre scritture, ma più beato chi canta e comprende il Cantico dei cantici”. (Origene, Alessandria d’Egitto, III secolo d.C.)
Poi ci sono altre didascalie. Vale la pena citarne una per capire che il cardinale Piovanelli, a commento delle immagini proiettate durante questo esercizio spirituale, usava anche autori laici o non cristiani: “L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei cantici”. (Rabbi Aqibah del II secolo d.C.).
Sotto l’immagine di un uomo e di una donna abbracciati, nella stessa diapositiva, c’è un commento di Robert Musil, scrittore austriaco morto nel 1945, che dice: “Non c’è nulla di più bello del cantico”. Un’ultima citazione da questo bel libro, pieno di immagini. In una diapositiva, dove si vede una pittura con un uomo e una donna che amoreggiano sotto degli alberi, si legge: “Alla filosofia di Qoelet, secondo cui la vita è vanità, alla filosofia di Giobbe, secondo cui l’esistenza è sofferenza, il Cantico dei cantici replicherebbe proclamando che vivere è amare”. In questa didascalia del cardinale Piovanelli, c’è l’essenza del suo commento al Cantico dei cantici, che parla di amore fra uomini e donne, dell’umanità creata da Dio, dove l’amore, anche carnale, non può essere un tabù alternativo alla fede in Dio e nel suo figlio incarnatosi: Gesù il Cristo.
Il libro stampato nel luglio 2017 è di 175 pagine e merita di essere meditato con grande attenzione, così come il cardinale Piovanelli ha commentato con immagini e parole il Cantico dei cantici, poco tempo prima di morire, il 9 luglio 2016, all’età di 92 anni.

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Giovanni Pallanti

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