Gesù via e non solo. Intermediari pagani, il mediatore cristiano
I pagani pensavano di avere intermediari tra i mortali e la divinità. Credevano in esseri divino. Tra questi c’era Ermete dei greci e per i romani Mercurio, il messaggero, in certo senso ‘angelo’ e ‘diacono’ degli dei: era una specie di segretario di Giove con le «suppliche e l’inchieste de’ mortali» (Tassoni, La secchia rapita), scattante certo, ma anche molto ragazzo, molto svagolato: un po’ come tutti i ragazzi di primo pelo, che chissà dove hanno il capo. Che poi si sa dove ce l’hanno, tutti proteine e ormoni come sono.
Figuriamoci se erano affidabili eroi e semidei, mezzi uomini e mezzi dei, e neppure uomini né dei per bene! come Titone, uno schianto di ragazzo di cui era cotta la dea Aurora, che gl’impetrò dagli Olimpi l’immortalità, dimenticandosi però nella fretta di chiedere l’eterna giovinezza, sicché, la bellissima dalle mani di rosa, si ritrovò nel talamo il suo divo sempre più sfiorito, senza che potesse, una buona volta, tirare le cuoia.
Poi c’erano i démoni, con l’accento sulla e, a scorrazzare su e giù per il cielo, come eros, quello di Platone, desiderio di sapere, amare, godere, ricco del suo anelito, povero perché sempre alla ricerca: riportava agli uomini i comandi degli dei e agli dei le preghiere dei mortali. Ma se questi démoni non ne avevano voglia o si arrabbiavano, non c’era da stare allegri. Giù la saracinesca e si chiude bottega: comunicazioni interrotte, trasmissioni da riprendersi il più presto possibile, ma a discrezione di loro, da dèmoni diventati birboni, demòni. Sono gli esiti di molti intermediari pagani, esseri che stanno tra Dio e gli uomini, ma non sono è né Dio né uomini.
Occorre ripeterlo? Perché no? Gli angeli non se ne hanno a male. Quelli almeno che salgono e scendono sulla scala che Giacobbe vide, poggiata in terra, raggiungere il cielo (Gen 28,12): scala che è Gesù, Gesù via e meta, fratello e Signore (Gv 1,51).