“Fake News” e veleni sul cammino di Papa Francesco
di Antonio Lovascio • Quando un Pontefice giunge al culmine della popolarità si scatenano puntualmente veleni perfidi sul suo Magistero, nella Chiesa ed al di fuori di essa. Nella mia vita, da lontano ho visto soffrire con motivazioni diverse Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e dopo di lui addirittura un Santo, Giovanni Paolo II, salito al soglio di Pietro appena conclusi i 33 giorni di Albino Luciani e rimastovi per ventisei anni. Sappiamo cosa ha spinto a dimettersi un solido Maestro di Teologia come Joseph Ratzinger. A marzo saranno trascorsi cinque anni dalla fumata bianca di un Conclave scosso dal Vatileaks, dai corvi e dallo sbalordimento per l’improvvisa rinuncia di Benedetto XVI. L’urgenza di un cambiamento era avvertita da tutti. Ed il Sacro Collegio ha individuato in Bergoglio l’uomo del rinnovamento, capace di portare avanti “riforme energiche” per affrontare le nuove sfide della Fede. Ma avvicinandoci proprio al traguardo del primo lustro, largamente positivo, più che registrare un vero e proprio dissenso, oggi vediamo che alcuni fanno fatica (anche certi preti non lo hanno nel loro bagaglio formativo, spirituale e pastorale) ad interpretare questo percorso con “discernimento”, la parola chiave di questo pontificato.
Ma la fronda anti-Francesco si è poi accentuata a settembre via Internet, sui siti e blog di tradizionalisti e di incalliti buontemponi. Per non parlare di lettere anonime fatte recapitate provocatoriamente anche a religiosi e laici che stanno mettendo in pratica gli insegnamenti di Papa Francesco in tema di accoglienza: significative quelle inviate al gesuita P. Ennio Brovedani direttore della Fondazione Stensen di Firenze , forse scelto non solo come uomo di Cultura, educatore e formatore di coscienze, ma soprattutto per la generosa, concreta testimonianza di Carità cristiana data ad una ottantina di somali che hanno occupato per mesi il complesso di via Spaventa.
Disinformare, calunniare gli avversari, sporcare la gente, è “il peggior peccato che i media possono commettere”, ha detto il pontefice paragonando la deriva alla malattia. Un avvertimento che vale anche per la Politica italiana, ormai ridotta ad una palude. Lo diciamo pur non considerando esaurita la funzione dei partiti, attesi il 4 marzo ad una prova elettorale piena di incognite.