di Carlo Parenti • Le gesta del Presidente americano Donald Trump sono innegabilmente divisive (solo ad esempio: l’abbandono dell’Accordo di Parigi sul clima, il muro col Messico, il ruolo di Gerusalemme, il divieto d’ingresso per rifugiati e cittadini provenienti da alcuni paesi musulmani, la demolizione della Riforma Sanitaria di Obama, ecc. ).
Ma qual è la cultura che sottende tali scelte?
Non si può prescindere dall’analizzare la figura di Steve Bannon, ex banchiere di Goldman Sachs e già a capo di Breitbart News, sito web d’informazione – accusato di razzismo e sessismo – piattaforma della alt right, la destra alternativa che ha trovato nella rete un nuovo canale di diffusione del pensiero di supremazia razziale. Costui è un ammiratore e seguace di Julius Evola, pensatore che nel corso della vita fu estremamente vicino al nazismo ed è considerato tra i padri della destra esoterica italiana. Bannon è stato infatti lo stratega della campagna elettorale di The Donald che l’ha poi nominato “chief strategist”, consigliere strategico alla Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale. Anche se oggi ha perso il suo ruolo ufficiale, a detta della maggioranza dei commentatori è fortissima la sua influenza sul presidente. Per qualcuno è addirittura il diavolo. Non dimentichiamo che l’etimologia della parola “diavolo” è: “colui che divide“, “il calunniatore“, “l’ accusatore“;
Sconcerta a proposito quanto Bannon ha affermato in una intervista – passata tutto sommato sotto silenzio – a Michael Wolff.
«L’oscurità è un bene. Dick Cheney, Dart Fener, Satana. Questo è il potere. Aiuta quando loro (credo che per “loro” intendesse i liberal e i media, nota dell’intervistatore) si sbagliano, quando loro sono ciechi e non vedono chi siamo e quello che stiamo facendo».
Non contento ha poi detto di se stesso : «Sono Cromwell alla corte dei Tudor». Ora, osservo, Oliver Cromwell, a prescindere dalla sua biografia (fu alla testa delle forze che abbatterono temporaneamente la monarchia inglese, instaurando la repubblica del Commonwealth of England, e governò Inghilterra, Scozia e Irlanda con il titolo di Lord Protettore, dal 16 dicembre 1653 fino alla sua morte del 3 settembre 1658) fu un tenacissimo avversario della Chiesa Cattolica Romana.
Sarà un caso, ma Bannon si è distinto più volte per attaccare papa Francesco del quale dice: “La mia preoccupazione riguardo il Papa è che interviene su tutto…”. L’ammiratore di satana considera papa Francesco un socialista troppo accomodante con l’islam.
Merita infine ricordare che Bannon – oltre a qualche presidente Usa (i repubblicani Ronald Reagan, George W. Bush, Donald Trump) e Hillary Clinton – è l’unico personaggio politico americano esplicitamente citato nel saggio pubblicato dal quindicinale dei gesuiti Civiltà Cattolica, su “Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico”. Due realtà che propagandano un “ecumenismo dell’odio”, opposto al Vangelo dell’ amore annunciato da Papa Francesco. Il quale “intende spezzare il legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa. La spiritualità non può legarsi a governi o patti militari, perché essa è a servizio di tutti gli uomini. Le religioni non possono considerare alcuni come nemici giurati né altri come amici eterni.”. Bannon è considerato un “Sostenitore di una geopolitica apocalittica”: così nel loro articolo a quattro mani padre Spadaro e il responsabile dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano, il presbiteriano Marcelo Figueroa.
Un consiglio di Bannon a Trump è stato quello che il presidente dimostra di seguire: non moderare i toni, sparale ancora più grosse. E’ la cd.“Formula Bannon”, che si è vista all’opera nella tecnica utilizzata per costruire prima i notiziari calunniosi e poi nella campagna elettorale. È la tecnica –come ha ricordato Vittorio Zucconi- che è definita quella dello “Shock Jock”, del fantino degli shock, colui che frusta il cavallo dell’opinione pubblica con sferzate sempre più forti per fare dimenticare gli errori di ieri e per sbalordire con la botta di domani.
Ne vedremo purtroppo ancora nuove manifestazioni. Nel prossimo numero tornerò per analizzare gli effetti divisivi e a favore delle armi e dei ricchi delle politiche di Trump.