Il Cardinal Massaja e la missione della Chiesa nell’Etiopia e nell’Eritrea del XIX secolo

Al suo arrivo in Etiopia, il missionario capì che avrebbe dovuto confrontarsi con un popolo profondamente ed esclusivamente legato alla propria tradizione religiosa. Va inoltre sottolineato che Mons. Massaja, nell’affrontare una forte opposizione in regioni controllate dalla Chiesa ortodossa, era sempre costretto ad operare in incognito e ad astenersi dal compiere le sue funzioni sacerdotali in pubblico.

Massaja e dintorni degli Oromo (Galla)

Durante l’epoca Zamana Masfint o epoca dei Principi, il potere degli Amhara e dei Tigrini fu indebolito e minacciato dagli Oromo, ma i capi e le popolazioni di queste due regioni cercarono di ripristinare e rafforzare la stabilità del regno cristiano, e, in unione con la Chiesa, combatterono compatti i Galla pagani. Pur avendo conquistato territori a sud dei laghi del Rift Valley e cacciato dal loro territorio o incorporato i popoli Amhara e Agau, i Galla erano oltremodo divisi. Dal 18° secolo, gli imperatori etiopi ci cominciarono a contare sempre di più sulle truppe Galla, curando che lentamente i loro capi sostituissero nella corte la nobiltà del Tigrai e Amhara. La corte imperiale, quando si installò al Gondar (nord-ovest), e quindi venne dominata dalla mentalità dei Galla, le cui figlie gli imperatori avevano sposato, non rappresentò più il cristiano semitico-etiope e non fu più in grado di fornire il tessuto connettivo del paese. Tuttavia, anche se intorno alla metà del Settecento i fattori che in precedenza dividevano il paese avevano trionfato, i Galla non riuscirono ad assumere il potere assoluto a causa della mancanza di una unificazione “ideologica”.

Il coinvolgimento politico di Massaja

Il Patriarca copto, Abune Salama fece di tutto per vietare ai missionari cattolici di svolgere il loro apostolato in Etiopia. Per esempio, dopo aver esiliato il Santo Giustino De Jacobis dal Gondar nel 1854, si recò a Mettema dove il Governatore ricevette una lettera in arabo da Salama: “Io, Abune Salama, ti invio De Jacobis; fa’ tutto il possibile per assicurarti che egli non fugga e non ritorni nel suo paese; imprigionalo, fa’ quello che più ti piace, segretamente fallo sparire in modo che non sia mai più visto.” Questo provvedimento, anche se era avvenuto precedentemente durante il regno di Tewodros, continuò sotto l’amministrazione di Yohannes. Quindi, il 35° anno dell’epoca di Massaja in Abissinia si concluse nell’ottobre del 1879.

In una battaglia contro il Mahdi, Yohannes, dopo essere stato ferito, nominò Ras Mengesha suo erede al trono. Dopo la sua morte, Mengesha non fu riconosciuto come figlio ed erede di Yohannes. Il Tigrai fu devastato dalle lotte dei vari membri della famiglia imperiale contro Mengesha e fra di loro. Menelik trasse vantaggio dal disordine del Tigrino, e, dopo che gli Italiani avevano occupato Hamasien (una regione che Yohannes IV aveva donato a Ras Alula), e fu proclamato imperatore di Etiopia con il nome di Menelik II. Menelik quando successe a Yohannes, raddoppiò letteralmente le dimensioni del territorio Etiopico sotto il suo controllo, comprese quelle aree che erano state occupate dai colonizzatori europei nella regione del nordest. Fu a causa di questa espansione che i semi cristiani piantati da Massaja si estesero contemporaneamente all’Abissinia, si estesero, insomma, a quella che infine sarebbe diventata la moderna Etiopia.

L’eredità di Massaja