Bagatelle sulla fede cristiana oggi. A margine di Christoph Theobald

A questo deficit di credibilità, alla questione della fede nel mondo secolarizzato e post-ideologico europeo (ma anche post-metafisico) si volge il pensiero di un teologo che non scopriamo certo oggi, ma che da diversi anni (ormai decenni) si implica nel tema della credibilità nel contesto della post-modernità. Mi riferisco al gesuita Christoph Theobald, docente di teologia fondamentale e teologia dogmatica al Centre Sèvres a Parigi, che ha nella sua stessa biografia i segni inequivocabili dell’Europa, essendo nato tedesco a Colonia, ma cresciuto in Francia. Perché accanto al suo interesse per la recezione teologica e pastorale della medesima assise conciliare (si vedano il monumentale La réception du Concile Vatican II I: Accéder à la source del 2009 e il più agile Le concile Vatican II: quel avenir? del 2015, entrambi tradotti in italiano da EDB), si rintracciano nella sua ricerca le questioni più impattanti sul contesto della fede cristiana nell’Europa odierna. Si pensi soprattutto a Le christianisme comme style. Une manière de faire de la théologie en postmodernité del 2007 (pubblicato in due volumi in traduzione italiana nel 2009) e al recente Christentum als Stil. Für ein zeitgemäßes Glaubensverständnis in Europa del 2018 (tradotto in italiano nel 2021, per i tipi della Queriniana: La fede nell’attuale contesto europeo. Cristianesimo come stile).

Nell’attuale contesto europeo, dice Theobald, la crisi non è in primo luogo crisi di fede: è piuttosto crisi di fiducia. Chiama “fede nella vita”, quella che nasce nell’uomo moderno specie in quelle che la sociologia religiosa chiama disclosure situations: le “situazioni di apertura” nelle quali l’uomo moderno liquido e frammentato, coglie almeno per un momento un senso globale della propria vita e del mondo intero. In conclusione del nostro articolo che abbiamo costruito attorno al pensiero di Theobald, notiamo come per questa “fede nella vita”, per questa riacquisita fiducia dell’uomo moderno un ruolo non marginale, anzi decisivo debba spettare proprio a coloro che si dicono discepoli di Gesù, colui che è il sommamente ospitale e quindi il sommamente credibile.