di Antonio Lovascio · Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. È dunque un esplicito invito ad andare a vedere (anche nei teatri di guerra!), a riscoprire l’incontro con gli altri, che è alla base dello studio della realtà e della sua narrazione, il filo conduttore del Messaggio di Papa Francesco per la 55ª Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali in programma domenica 16 maggio. Si tratta di “stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni” dell’oggi in cui siamo immersi. In concreto – spiega Bergoglio – significa ”tornare a consumare la suola delle scarpe alla ricerca della verità”, uscire dalla presunzione del già saputo per cercare di capire quel che succede davvero attorno a noi. Proprio come il Signore nel rapporto con i primi discepoli. Per sottolineare che l’annuncio cristiano, prima che di parole, è fatto di sguardi, testimonianze, esperienze, incontri, vicinanza. In sostanza vita. “
“Vieni e vedi”: il Pontefice cita il Vangelo di Giovanni (1, 43-46), che vale la pena di leggere : <Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: ‘Seguimi’. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: ‘Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret’. Natanaèle esclamò: ‘Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?’. Filippo gli rispose: ‘Vieni e vedi’>.
Nell’appello agli operatori dei Media ritorna il riferimento alla buona novella del Vangelo, che riaccade oggi “ogni qual volta – scrive Francesco – riceviamo l’attestazione limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù”. Sono uomini e donne che hanno accettato lo stesso invito “Vieni e vedi” di Filippo e “sono rimaste colpite da un ‘di più’ di umanità” che traspariva in chi testimoniava Cristo. “Quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso – immagina il Papa – si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare”,
Nel Messaggio non ci sono solo citazioni evangeliche. Diversi ed incisivi sono i riferimenti ad autori che nelle loro opere hanno evidenziato l’importanza dell’esperienza concreta. “Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita”, consigliava ai suoi colleghi giornalisti il Beato Manuel Lozano Garrido, vissuto nel ‘900 e beatificato nel 2010. Nei primi secoli del cristianesimo lo stesso sant’Agostino ricordava che “nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti”, esortando a riscontrare nella realtà il verificarsi delle profezie presenti nelle Sacre Scritture. Purtroppo “in ogni ambito della vita pubblica, nel commercio come nella politica”, “quanta eloquenza vuota abbonda anche nel nostro tempo”: è la considerazione del Papa, che si richiama anche alle sferzanti parole del grande drammaturgo inglese William Shakespeare, ne Il mercante di Venezia, sul parlar all’infinito e senza dir nulla. Parole, assicura Francesco, che “valgono anche per noi comunicatori cristiani”.
Com’era logico attendersi, l’orizzonte della pandemia segna decisamente questo Messaggio. Il Papa avverte che esiste il rischio di raccontarla, così come ogni crisi, “solo con gli occhi del mondo più ricco”, di tenere una “doppia contabilità”. Il pensiero di Francesco va, in questo senso, alla questione dei vaccini e delle cure mediche, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. “Chi ci racconterà – si chiede – l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa?”. E’ un pericolo che investe anche il “mondo dei più fortunati”, dove “il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà resta in gran parte nascosto”, dove “non fanno troppa notizia le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri”. Le differenze economiche rischiano quindi di marcare l’ordine della distribuzione del vaccino anti-Covid, con i poveri sempre ultimi e “il diritto alla salute per tutti affermato in linea di principio” ma “svuotato della sua reale valenza”.
Al tempo stesso Bergoglio sottolinea il coraggio di tanti giornalisti e cineoperatori che non temono di andare dove nessuno va, mettendo sotto gli occhi del mondo i soprusi subiti dalle minoranze, le facce delle povertà dimenticate, le ingiustizie ai danni di chi non può difendersi. Un’opportunità che è propria anche dei Social. I quali, però, sono al tempo stesso facilmente a rischio manipolazione, soprattutto quando si dimentica il dovere del discernimento e della verifica. «Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità». Che significa appunto – ripete il Papa – «andare, vedere e condividere».