Giovani, volontariato e costruzione del bene comune.

Sono dati che ovviamente devono essere interpretati e non possono essere assolutizzati, saltando a conclusioni affrettate e semplicistiche della serie “non è più come un tempo” oppure “non ci sono più i giovani di prima”. Il fatto poi di non appartenere a dei gruppi strutturati non significa che non ci siano ragazzi e ragazze attenti e desiderosi di aprirsi al prossimo magari in forma non strutturata. Detto questo è abbastanza evidente come ci sia un generale invecchiamento nelle fila delle associazioni di volontariato, un ambito strategico del nostro Paese che proprio grazie al Terzo Settore è riuscito a colmare, durante i secoli, certe lacune del proprio sistema assistenziale.

Le organizzazioni del Terzo Settore si dedicano a “cose speciali” e gli adolescenti che sono coinvolti hanno la possibilità di sentirsi responsabili, di essere trattati da grandi facendo leva sul loro desiderio di far parte del mondo degli adulti.

Infine le associazioni permettono di vivere la dimensione del servizio e del lavoro a gruppi in cui, nonostante le difficoltà, si può sperimentare un clima speciale, di appartenenza.

Affinché queste potenzialità possano realizzarsi in un rinnovato coinvolgimento dei giovani nelle attività del Terzo settore occorre che gli adulti siano consapevoli che comunque qualcosa nel tempo è cambiato. Guardando agli adolescenti della Generazione Z gli adulti di oggi devono tenere presente che essi sono diversi da quando erano loro adolescenti: vivono in un mondo mutato rispetto al passato (basti pensare al ruolo inedito che hanno ora Internet ed i social network) che ci deve impedire di guardarli in maniera stereotipata.

Occorre rifuggire la tentazione di esigere da ragazzi e ragazze una disponibilità misurata sui tempi e le competenze di un adulto. Essi sono unici nella loro diversità dal mondo dei “grandi”, una diversità che deve essere rispettata come tale.

Incentivare la partecipazione dei giovani nelle organizzazioni non significa coinvolgerli a livello “simbolico” o “decorativo”, ma condividere con loro le decisioni operative, scegliere insieme gli obiettivi da raggiungere.