I Diari di De Gasperi 1930-1943: la compromissione della chiesa col fascismo e col nazismo

timthumb Papa San Paolo VI. In modo particolare e in maniera più subdola il Cardinale Pacelli faceva tutto quanto era necessario per accontentare il dittatore Mussolini purché nessuno mettesse in discussione da parte fascista il Concordato del 1929 con la Chiesa Cattolica. Quando scoppiò la guerra di Etiopia nel 1935 il Papa Pio XI si schierò duramente contro la guerra con un famoso discorso di cui l'”Osservatore Romano” non riportò neppure un rigo per ordine di Pacelli e per la debolezza del direttore Dalla Torre. De Gasperi nel suo diario fa intendere che l’iperclericalismo aveva una ragione molto precisa nell’atteggiamento della Curia Romana:  Il desiderio della gerarchia cattolica in Vaticano e in Italia di spartirsi il potere con il fascismo diventando la seconda gamba del Regime, con tutti i privilegi  che da questa condizione discendevano. In Vaticano c’erano pochissimi antifascisti tra questi : Giovanni Battista Montini, il suo collaboratore Padre Bevilacqua che Montini Papa elevò alla dignità cardinalizia, il Cardinale francese Eugenio Tisserant e il Cardinale Alfredo Ottaviani. Questi personaggi fecero quanto era nelle loro possibilità per agevolare la permanenza di De Gasperi in Vaticano, presenza scomoda che molti cardinali, vescovi e prelati consideravano nefasta per il buon nome del Vaticano agli occhi di Benito Mussolini. Anche Iginio Giordani esponente del PPI e antifascista lavorava nella Biblioteca Vaticana ma il fascismo voleva soprattutto, dopo la cacciata di Sturzo, la testa di De Gasperi. Il  Cardinale tedesco  Michael von Faulhaber in visita in Vaticano  nel 1933, si dichiarò convinto che la Curia papale ( non il Papa ) fosse simpatizzante di Hitler in funzione anticomunista. Questa era la realtà della Chiesa in quegli anni.