di Andrea Drigani • Lo scorso 22 gennaio Papa Francesco ha presieduto all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Nella sua Allocuzione ha voluto tornare sul tema del rapporto tra fede e matrimonio, in particolare sulle prospettive di fede insite nell’ambiente umano e culturale in cui si forma l’intenzione matrimoniale. Si è trattato proprio di un ritorno, infatti Papa Francesco ha esordito ricordando l’ultimo discorso alla Rota Romana pronunciato da Benedetto XVI il 26 gennaio 2013. In quell’intervento Papa Ratzinger osservava che: «solo aprendosi alla verità di Dio…è possibile comprendere e realizzare nella concretezza della vita anche coniugale e familiare, la verità dell’uomo quale suo figlio, rigenerato dal Battesimo…Il rifiuto della proposta divina, in effetti conduce ad uno squilibrio profondo in tutte le relazioni umane, inclusa quella matrimoniale». Non possiamo nasconderci – ha proseguito Papa Francesco – che una mentalità diffusa tende ad oscurare l’accesso alle verità eterne. Una mentalità che coinvolge, spesso in modo vasto e capillare, gli atteggiamenti e i comportamenti degli stessi cristiani, la cui fede viene svigorita e perde la propria originalità di criterio interpretativo e operativo per l’esistenza personale, familiare e sociale. Tale contesto, carente di valori religiosi e di fede, non può che condizionare anche il consenso matrimoniale. Di fronte a questa situazione, Papa Francesco ha indicato, come primo rimedio, la formazione dei giovani mediante un adeguato cammino di preparazione volto a riscoprire il matrimonio e la famiglia secondo il disegno di Dio. Occorre aiutare i futuri sposi a cogliere e gustare la grazia, la bellezza e la gioia dell’autentico amore, salvato e redento da Cristo. Oggi più che mai, questa preparazione si presenta come una vera e propria occasione di evangelizzazione degli adulti e, sovente, dei cosiddetti lontani. Sono, infatti, numerosi i giovani per i quali l’approssimarsi delle nozze costituisce un modo per avvicinarsi di nuovo alla fede da molto tempo relegata ai margini della loro vita. Può essere, quindi, un tempo favorevole per rinnovare il proprio incontro con la persona di Gesù Cristo, con il messaggio del Vangelo e con la dottrina della Chiesa. La finalità di questa preparazione consiste, quindi, nell’aiutare i fidanzati a conoscere e vivere la realtà del sacramento del matrimonio che intendono celebrare, perché, lo possano fare non solo validamente e lecitamente, ma anche fruttuosamente, e perché siano disponibili a fare di questa celebrazione una tappa del loro cammino di fede. Per questo la preparazione al matrimonio deve diventare parte integrante di tutta la procedura sacramentale del matrimonio, come antidoto che impedisca il moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti. Un secondo rimedio è quello di aiutare i novelli sposi a proseguire l’itinerario cristiano anche dopo le nozze. Le comunità ecclesiali sono chiamate ad accogliere, accompagnare e aiutare le giovani coppie, offrendo occasione e strumenti adeguati (a partire dalla partecipazione alla Messa domenicale) per curare la vita spirituale sia all’interno della vita familiare, sia nella programmazione pastorale in parrocchia o nelle aggregazioni. Questi due rimedi che ho indicato – conclude Papa Francesco – sono finalizzati a favorire un idoneo contesto di fede nel quale celebrare e vivere il matrimonio. Un aspetto così determinante per la solidità e verità del sacramento nuziale, richiama i parroci ad essere sempre più consapevoli del delicato compito che è loro affidato nel gestire il percorso sacramentale matrimoniale dei futuri nubendi, rendendo intellegibile e reale in loro la relazione tra «foedus» («patto») e «fides» («fede»). Occorre passare da una visione prettamente giuridica e formale della preparazione dei futuri sposi, ad una fondazione sacramentale ab initio, cioè a partire dal cammino verso la pienezza del loro foedus elevato da Cristo a sacramento.