Da San Francesco a Papa Francesco per riparare (con i giovani) la casa comune

www.francescoeconomy.org ed ho trovato diversi spunti interessanti di riflessione. Troppi per esseri riassunti in maniera esaustiva in questa sede. Mi preme però mettere in risalto il punto di partenza di questo cammino (o processo tanto per usare una parola ed un concetto caro a Papa Francesco: occorre «iniziare processi più che di possedere spazi» aveva scritto nell’Evangelii gaudium) e cioé che è necessario formare una cultura che consenta e stimoli «l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante». Sono le parole che il Santo Padre ha pronunciato nel video messaggio rivolto ai giovani partecipanti a conclusione dell’evento. Egli sottolinea un dato, a mio avviso, fondamentale: se si vuol superare davvero modelli economici radicati unicamente nella ricerca dei profitti e che ignorano i costi umani, sociali e ambientali per conseguirli, occorre una cultura che generi modelli alternativi convincenti. Servono dirigenti comunitari e istituzionali che nella loro azione sfidino la sottomissione alle ingiustizie. A tal proposito già Benedetto XVI aveva osservato nell’enciclica “Caritas in veritate” che la fame «non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale». Si tratta di un vero cambiamento di paradigma economico e sociale, «stiamo parlando – ha precisato Papa Bergoglio – di una conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto dell’altro nelle nostre politiche e nell’ordine sociale» e per far questo non può bastare l’opera, seppur meritoria, del mondo del Terzo settore.

Un altro aspetto significativo è che il Papa abbia avviato questo processo con i giovani e per i giovani, rendendo le nuove generazioni protagoniste già ora di quel cambiamento che vogliamo che ci sia nel domani. Non caso San Giovanni Bosco, che di giovani se ne intendeva, diceva che «dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società».