di Giovanni Campanella • Agli inizi di giugno 2019, la casa editrice Scholé ha pubblicato, all’interno della collana “Orso blu”, un piccolo libro intitolato Il farmaco dell’Immortalità – Dialogo sulla vita e l’Eucaristia. È un’intervista di Monica Mondo ad Arnoldo Mosca Mondadori.
Monica Mondo è torinese, laureata in Lettere classiche e vive con marito e figli a Roma, dove lavora come autore e conduttore a TV2000. Arnoldo Mosca Mondadori è figlio di Paolo Mosca e di Nicoletta Mondadori ed è pertanto pronipote di Arnoldo Mondadori, fondatore dell’omonima casa editrice Arnoldo Mondadori Editore. È inoltre nipote dello scrittore e umorista Giovanni Mosca e dell’editore Alberto Mondadori. È sposato e padre di tre figli. Editore, saggista e poeta, è stato il curatore dell’opera mistica della poetessa Alda Merini tra il 1998 e il 2009, pubblicata da Frassinelli. È segretario generale della Fondazione Benedetta D’Intino. È membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. È membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cariplo. Dal 2010 al 2013 è stato Presidente del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Dal 1999 è ministro straordinario dell’Eucaristia ed è inoltre, direttore della collana «Scritture profetiche», edita da Morcelliana.
L’intervista è incentrata sulla speciale relazione che Arnoldo sente di avere con l’Eucaristia e tocca anche vari altri temi collaterali, muovendosi comunque sempre nell’ambito della fede cristiana di Arnoldo. Dal giorno della sua Prima Comunione, non ha mai interrotto il forte legame con il Corpo di Cristo, messo a base della sua vita. Rifacendosi a san Giovanni della Croce, assimila inizialmente questo suo rapporto a una ferita al cuore, attraverso la quale entra la luce e la pace di Gesù. Ovviamente, il libro in questione è assai ben lungi dall’essere un trattato di teologia sacramentaria. È un insieme di belle suggestioni e riflessioni personali sull’Eucaristia. La grande considerazione dei benefici dell’Eucaristia porta Arnoldo su posizioni anche un po’ border line, come l’essere favorevole a distribuire l’Eucaristia a categorie molto ampie di soggetti, comprendendo i divorziati risposati in qualsiasi caso.
Lo stretto legame col Santissimo Sacramento lo spinge a concepire un progetto originale:
«Un giorno mi sono chiesto nella preghiera come poter comunicare a tante persone che Lui è lì, presente, e in un istante ho sentito dentro di me che avrei potuto organizzare un laboratorio in carcere dove fossero i carcerati a preparare le ostie per i sacerdoti. Forse poteva essere un modo non canonico per dire il paradosso dell’amore divino: quelle ostie preparate da persone che avevano commesso gravi delitti sarebbero diventate Dio» (p. 91).
Nel 2015, si apre nel carcere di Opera un laboratorio di produzione di ostie. I detenuti di Opera hanno poi realizzato delle videolezioni in modo da poter fare formazione a distanza per altri detenuti. Grazie a queste videolezioni, sono nati laboratori in Mozambico e Sri Lanka e presto ne nascerà uno a Buenos Aires. Alla base sta l’idea di far rifiorire la cultura eucaristica. Come sono belle la fantasia e l’originalità dello Spirito! Oltre a e prima di consacrare le ostie, si serve di strumenti impensabili per realizzare la materia del Suo miracolo, per far scendere il cielo in terra! La Bellezza abbraccia ancora una volta e sempre la bruttezza e la fa diventare come sé!