Il sinodo sui giovani: ascolto, discernimento, cammino

Ascolto, discernimento e cammino sono anche le parole che accompagnano la struttura generale del medesimo documento. Il documento rimanda continuamente a quell’episodio evangelico che è come innervato dal riferimento proprio a questi tre momenti distinti, eppure connessi: il Vangelo dei discepoli di Emmaus (Lc 24).

Ma avviene un’ultima cosa ai discepoli che hanno incontrato il Signore. Quello che hanno vissuto cambia loro la vita, tornano sui loro passi, il cammino riprende vigore (III parte: «Partirono senza indugio»). L’accompagnamento e il discernimento aprono ai giovani orizzonti nuovi, frontiere invalicabili vengono superate, energie inaspettate e dinamiche prima impensabili vengono mobilitate. È il momento della partenza, del cammino di colui che ha scoperto nella vita la propria vocazione. Il documento culmina proprio qui, nel punto in cui riconosce che non potrà mai accadere che la pastorale rivolta ai giovani non sia anche una pastorale vocazionale. Se non potrà mai accadere, è perché la Chiesa deve prendere coscienza che «la giovinezza è la stagione privilegiata delle scelte di vita e della risposta alla chiamata di Dio […] è il momento privilegiato dell’ascolto, della disponibilità e dell’accoglienza della volontà di Dio» (n. 140). Una presa di coscienza circa la vocazione come orizzonte comune a ciascun cristiano, che non potrà che far bene alla Chiesa e alla sua conversione missionaria.