Paolo Grossi, Maestro Autentico

di Carlo Parenti · “Non stia lì a infiascare nebbia!” Così Paolo Grossi ad un suo allievo filosofeggiante e irrealistico che si era lanciato in un ragionamento molto teorico e assai poco concreto.

Per me -e non solo- in realtà era un acuto e raffinato cultore della storia del pensiero giuridico in senso universale. I fatti e gli istituti giuridici certamente erano ricostruiti nei dettagli, ma poi essi venivano olisticamente considerati all’interno di una riflessione che collegava considerazioni storiche, politiche, economiche, giuridiche, scientifiche, filosofiche, psicologiche, religiose. Apriva così affascinanti finestre sul mondo, spiegando il senso profondo delle norme. Ricordo a proposito che quando ne divenni assistente mi fece dono di un libro scritto a Berlino nel 1923: Il senso della storia, di Nikolaj Berdjaev (autore nato nel 1874 presso Kiev e espulso dalla Russia leninista nel 1922 per la sua fede). Prendendo “per modello le ‘prime’ filosofie della storia che sono il Libro di Daniele e la Civitas Dei di sant’Agostino, Berdjaev vede nello ‘storico’ la manifestazione del ‘metafisico’, mette a nudo le insufficienze del metodo illuministico nello studiare la storia, anche se ne riconosce i meriti scientifici, ne mostra le aporie insolubili.” (Così P. Modesto nell’introduzione nella edizione italiana del 2019, Jaka Book)

Per Grossi il diritto non piove dall’alto sulle teste dei cittadini. Al contrario, è qualcosa che si trova nelle radici di una civiltà, nel profondo della sua storia, nell’identità di una coscienza collettiva. Deve essere identificato negli strati profondi della società, laddove allignano i valori fondamentali.

Ricordo anche le sue lezioni (ne conservo gelosamente gli appunti) del corso di diritto canonico. In esse ci fece capire il “senso” profondo di tale ordinamento giuridico e la sua attenzione alla singola concreta persona in carne ed anima. Mi colpì una certa sua perplessità sulla codificazione canonica, nel senso che la norma cristallizzata poteva non esaurire tutta la possibile realtà del caso concreto. Però poi superava tale pensiero ricordando che comunque era stato fatto salvo l’istituto della dispensa, unitamente a quello della equità canonica. Si tratta di specialissimi istituti che non hanno uguali in altri ordinamenti laici poiché nell’ordinamento della Chiesa Cattolica occorre avere “presente la salvezza delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema”. Questo è un punto fondamentale che introduce il tema dell’elastico adattamento delle norme al caso concreto con una flessibilità del tutto estranea agli altri ordinamenti statali laici.

Il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella sua omelia per le esequie del professor Grossi, celebrate nella basilica della Santissima Annunziata a Firenze, ha ben sottolineato la «fortissima fede cristiana, mai ostentata, ma profonda e convinta» del giurista scomparso, che gli ha consentito «di imprimere alle sue ricerche uno spessore oltre la parcellizzazione dei saperi, per porre le conoscenze in una cornice capace di farne percepire un significato pieno. Sta qui la differenza tra un intellettuale e un saggio, tra un docente e un maestro, tra un funzionario dello Stato e un servitore del bene comune, testimone di verità e di veracità in grado di offrirci chiarezza e indicarci cammini sicuri».

Paolo Grossi era un cattolico rigoroso di grande fede e ricordo alcuni suoi incontri in cui ero presente col professor Giorgio La Pira di cui aveva grandissima stima e con l’amico fraterno don Carlo Zaccaro. Del primo diceva con riferimento all’insegnamento: “L’approccio coi giovani discenti esaltava La Pira. Negli ultimi anni di insegnamento – che caddero proprio sotto la mia Presidenza della Facoltà – la sua assiduità era rigorosa […]. Quell’approccio era per Lui consolante, rasserenante: e me lo diceva con empito, quando spesso veniva a farmi una visitina amichevole”. Di don Zaccaro mi disse recentemente che gli mancava tanto e che ne aveva grandissima nostalgia.

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