La scomparsa di don Gastone Simoni, un vescovo che sperava in cattolici «liberi, ma uniti»
Lo constatai di persona nel novembre 2017 al circolo M.C.L. di Cafaggio alla periferia di Prato, dove presentò un mio libro su Giorgio la Pira al quale fu molto vicino. Il 5 novembre 1977, il giorno della scomparsa del Professore era accanto al suo capezzale e assistette al volo verso il Paradiso del Professore. Dovette allontanarsi verso le 20. Verso le 22 arrivò da Bologna don Giuseppe Dossetti che con Corso Guicciardini e don Carlo Zaccaro celebrò una Messa funebre. (Le letture che Dossetti scelse furono soprattutto amplissimi brani del profeta Isaia. Nella sua omelia – nel commentare il profeta da cui La Pira traeva ispirazione politica– dipinse un enorme affresco del pensiero e dell’azione di La Pira, nonché della sua umanità dolce, sorridente e mite. Una biografia eccezionale di una vita di immensa ricchezza. La celebrazione eucaristica durò più di quattro ore!)
Ebbene a Cafaggio don Simoni parlò a braccio, senza appunti, per oltre un’ora e ci regalò un nitidissimo quadro di questo mistico prestato alla politica e della profondità della sua azione sociale. Ne inquadrò infatti l’opera anche alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. “D gs” come si firmava nei suoi sms (si notino le minuscole) è stato considerato ambasciatore della Dottrina sociale della Chiesa, simbolo dell’impegno dei cattolici in politica per il bene comune. Ha percorso tutta l’Italia come apostolo della D.S.C, come protagonista di mezzo secolo di vita ecclesiale, sociale e culturale. Lo ricordo una sera del 2013, al Pirellone di Milano (città dove lavoravo), come relatore davanti i principali politici del mondo cattolico lombardo. Fu chiaro e mite, ma non fece sconti. In Toscana creò un circolo di cattolici impegnati nel sociale e una rivista: Supplemento d’Anima. Successivamente li ‘coniugò’ con il “Collegamento Sociale Cristiano” presieduto dal prof Angelo Passaleva, già presidente del Consiglio regionale e vice della Giunta regionale della Toscana e valente clinico. Obiettivo “animare” con la D.S.C i cattolici a un impegno sociale che li portasse- per dirla con La Pira- ad una unità nel molteplice.
Proprio mentre scrivo ho davanti l’odierno editoriale (29 agosto) del Corriere della Sera, di Ernesto Galli della Loggia dal titolo: “L’eclisse cattolica in politica: l’evoluzione e i motivi- La Fede e l’Impegno. Sotto l’urto della secolarizzazione non è riuscita l’impresa di trovare una risposta all’altezza della sfida”. Vi si sostiene “che l’identità cattolica si è frantumata in una costellazione di identità e che il cattolicesimo è diventato un fatto eminentemente individuale…regna il più grande disordine sotto il cielo” Aggiunge Galli: “i cattolici si trovano oggi politicamente muti, incapaci di una iniziativa autonoma”
Novanta (celebre il suo libro omonimo), ma negli ultimi tempi con un rafforzamento sosteneva “Liberi, ma il più uniti possibile”: ed aveva in mente di scrivere un nuovo libro in merito. Un vero Pastore – osserva il prof. Leonardo Bianchi- «attento intelligente coraggioso che credeva nei laici e nel loro ruolo nella società e nella vita della Chiesa. Ci ha lasciato senza vedere l’unione dei cattolici che lui tanto auspicava…. Ricordo bene l’ultima iniziativa pubblica (andata molto bene) che organizzammo insieme come Collegamento Sociale Cristiano – Amici di Supplemento d’Anima, in occasione del centenario dell’appello sturziano ai Liberi e forti il 18 gennaio 2019 a Firenze, nel Salone della Santissima Annunziata, iniziativa non priva di una qualche audacia, peraltro pienamente coerente con l’impegno di tutta una vita spesa per favorire un Supplemento d’Anima, sulla scorta di Bergson, nella vita pubblica: “La Pira e Sturzo: ciò che li divise, ciò che li unisce“».
vedi) nella quale si approfondisce il tema di un partito valoriale cattolico: “D’accordo che occorre «una parola forte e un atteggiamento vigile che ricordi alla politica i suoi limiti e il suo fine: ordinare la società al bene, accettando e governando i conflitti». Ma nell’ambito cattolico, aggiungo io, non c’è un modo solo di adempiere a tale indiscutibile compito: c’è il modo proprio dei pastori, quello degli educatori, quello degli intellettuali, compresi i giornalisti, e quello dei fedeli laici in quanto tali. Perché dovrebbe essere proibita o dichiarata «fuori luogo» quella modalità di presenza nel mondo che i decreti conciliari, le encicliche sociali e la legge canonica ad essi chiedono, ossia la modalità propriamente politica? Ma è proprio in forza della coerenza cristiana, della fedeltà cattolica e della specifica responsabilità laicale che alcuni cattolici (pochi ancora) – senza considerarsi «il partito cattolico» né farsi presuntuose illusioni, cercando tuttavia di superare il tarlo della dispersione infruttuosa – intendono anch’oggi dar vita a un partito che nei programmi e nell’azione si riconosce nell’intera dottrina sociale della Chiesa, ovviamente applicata al presente. Tutto ciò in dialogo con tutti, cristiani o no, e con una prassi assolutamente democratica.”
Ma se “D gs” volava alto (era anche uno dei soli 3 vescovi emeriti membro della assemblea generale della CEI e mi colpivano le sue telefonate ai vertici e ai colleghi) non dimenticava mai gli ultimi. Ricordo quando lo accompagnavo in sperduti paesini a giro per la Toscana per dire messe in memoria di piccoli ma grandi uomini di fede e nei tragitti riceveva telefonate di “scarti” bisognosi di aiuti concreti ai quali seguiva un suo intervento. O il ritrovarlo in luoghi nascosti, come la Chiesa di Colline nelle campagne di Impruneta, dove vive una comunità di tre mistiche in clausura (sfrattate dal loro convento da un ente religioso per i soliti affari immobiliari). Potrei continuare, ma tutti sanno i grandi meriti di misericordia e carità di questo uomo buono.
Riposi in pace!
Grazie don Gastone!