La scomparsa di don Gastone Simoni, un vescovo che sperava in cattolici «liberi, ma uniti»

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di Carlo Parenti · Papa Francesco, il 27 agosto 2022 nel Concistoro in cui sono stati nominati 20 nuovi cardinali, ha descritto cosa deve caratterizzare chi è ai vertici della Chiesa: «un Cardinale ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo – deve farlo, tante volte –, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio»[…]«Mi diceva un parroco di tre parrocchie, qui in Italia, che aveva tanto lavoro. Ma tu sei capace di visitare tutta la gente? Ho detto». “Sì, conosco tutti!” – «Ma tu conosci il nome di tutti?» – “Sì, anche il nome dei cani delle famiglie”. «Questo è il fuoco mite che porta l’apostolato alla luce di Gesù»[…]Umiltà e mitezza sono le caratteristiche di chi ha il compito di custodire e testimoniare la misericordia”»

Questo essere apostolo umile e mite lo ho riscontrato esperienzialmente nei miei rapporti con Mons. Gastone Simoni, già vicario generale nella diocesi di Fiesole e per ben venti anni, dal 1992 al 2012, vescovo di Prato, terza città del centro Italia dopo Roma e Firenze. Alle 20,20 del 28 agosto 2022, a 85 anni, è salito alla casa del Padre. Si trovava presso una Casa di Cura a Fiesole (FI), città nella quale si era ritirato dopo aver lasciato per motivi di età la Chiesa pratese. Don Gastone, come lo chiamavano in molti, era stato colpito da un ictus in agosto e subito era risultata evidente l’irreversibilità della situazione. In precedenza, aveva avuto un primo ictus, dal quale si era per poco parzialmente ripreso. Ma erano circa 5 anni che non stava bene in salute e per lui questo era fonte di tristezza. Simoni è stata una figura amata e popolarissima di Pastore, stimata trasversalmente dai pratesi, credenti e non, come punto di riferimento morale autorevole – scrive Toscana Oggi – in due decenni cruciali di profondi cambiamenti sociali. 

Lo constatai di persona nel novembre 2017 al circolo M.C.L. di Cafaggio alla periferia di Prato, dove presentò un mio libro su Giorgio la Pira al quale fu molto vicino. Il 5 novembre 1977, il giorno della scomparsa del Professore era accanto al suo capezzale e assistette al volo verso il Paradiso del Professore. Dovette allontanarsi verso le 20. Verso le 22 arrivò da Bologna don Giuseppe Dossetti che con Corso Guicciardini e don Carlo Zaccaro celebrò una Messa funebre. (Le letture che Dossetti scelse furono soprattutto amplissimi brani del profeta Isaia. Nella sua omelia – nel commentare il profeta da cui La Pira traeva ispirazione politica– dipinse un enorme affresco del pensiero e dell’azione di La Pira, nonché della sua umanità dolce, sorridente e mite. Una biografia eccezionale di una vita di immensa ricchezza. La celebrazione eucaristica durò più di quattro ore!)

Ebbene a Cafaggio don Simoni parlò a braccio, senza appunti, per oltre un’ora e ci regalò un nitidissimo quadro di questo mistico prestato alla politica e della profondità della sua azione sociale. Ne inquadrò infatti l’opera anche alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. “D gs” come si firmava nei suoi sms (si notino le minuscole) è stato considerato ambasciatore della Dottrina sociale della Chiesa, simbolo dell’impegno dei cattolici in politica per il bene comune. Ha percorso tutta l’Italia come apostolo della D.S.C, come protagonista di mezzo secolo di vita ecclesiale, sociale e culturale. Lo ricordo una sera del 2013, al Pirellone di Milano (città dove lavoravo), come relatore davanti i principali politici del mondo cattolico lombardo. Fu chiaro e mite, ma non fece sconti. In Toscana creò un circolo di cattolici impegnati nel sociale e una rivista: Supplemento d’Anima. Successivamente li ‘coniugò’ con il “Collegamento Sociale Cristiano” presieduto dal prof Angelo Passaleva, già presidente del Consiglio regionale e vice della Giunta regionale della Toscana e valente clinico. Obiettivo “animare” con la D.S.C i cattolici a un impegno sociale che li portasse- per dirla con La Pira- ad una unità nel molteplice.

Proprio mentre scrivo ho davanti l’odierno editoriale (29 agosto) del Corriere della Sera, di Ernesto Galli della Loggia dal titolo: “L’eclisse cattolica in politica: l’evoluzione e i motivi- La Fede e l’Impegno. Sotto l’urto della secolarizzazione non è riuscita l’impresa di trovare una risposta all’altezza della sfida”. Vi si sostiene “che l’identità cattolica si è frantumata in una costellazione di identità e che il cattolicesimo è diventato un fatto eminentemente individuale…regna il più grande disordine sotto il cielo” Aggiunge Galli: “i cattolici si trovano oggi politicamente muti, incapaci di una iniziativa autonoma”

Tutto questo era da oltre vent’anni molto chiaro per don Gastone. “Liberi ma non dispersi” propugnava fin dagli anni Novanta (celebre il suo libro omonimo), ma negli ultimi tempi con un rafforzamento sosteneva “Liberi, ma il più uniti possibile”: ed aveva in mente di scrivere un nuovo libro in merito. Un vero Pastore – osserva il prof. Leonardo Bianchi- «attento intelligente coraggioso che credeva nei laici e nel loro ruolo nella società e nella vita della Chiesa. Ci ha lasciato senza vedere l’unione dei cattolici che lui tanto auspicava…. Ricordo bene l’ultima iniziativa pubblica (andata molto bene) che organizzammo insieme come Collegamento Sociale Cristiano – Amici di Supplemento d’Anima, in occasione del centenario dell’appello sturziano ai Liberi e forti il 18 gennaio 2019 a Firenze, nel Salone della Santissima Annunziata, iniziativa non priva di una qualche audacia, peraltro pienamente coerente con l’impegno di tutta una vita spesa per favorire un Supplemento d’Anima, sulla scorta di Bergson, nella vita pubblica: “La Pira e Sturzo: ciò che li divise, ciò che li unisce“».

Suggerisco per approfondire il tema due letture: 1) “Moderati a rischio di mediocrità. Cattolici, siate liberi ma più uniti”, cioè la sua ultima intervista del 18 ott 2021 resa a La Nazione (vedi) . Vi si legge: “Simoni ripete spesso, pensando ai cattolici nell’agorà e invitando alla preghiera, le parole di un antico e grande padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo: “L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”.
Simoni non è un nostalgico dello scudocrociato, ma ha la forza delle idee che gli permettono di guardare oltre. “
Non c’è più da sognare formazioni politiche come la Dc o i Popolari, ma auspico che i cattolici dispersi e spaesati cerchino sul serio di uscire dalla frammentazione nella più grande misura possibile. Non esiste il dogma dell’unità politica a tutti i costi ma nemmeno quello della divisione a tutti i costi“…” i partiti di Centro cosiddetti moderati – più o meno moderati”[ sono ]“ Mediocri e non coraggiosi nel progettare e nell’operare per una più decisa trasformazione sociale a favore della povera gente ancora troppo numerosa tra noi e soprattutto nel mondo, a favore sia della pace e del “possibile” disarmo anzitutto nucleare e insieme a favore di un più deciso impegno per l’ambiente. All’opposto sono troppo conniventi e anzi più o meno partecipi anch’essi di precise derive estreme nella cosiddetta “politica dei diritti” che di fatto diventa spesso bocciatura della vita nascente, indebolimento della famiglia, crisi della formazione morale e intellettuale, liberismo individualista adoratore del dio benessere assoluto e di una libertà troppo libertaria” 2) Una lettera a Toscana oggi del 25/03/2018 (vedi) nella quale si approfondisce il tema di un partito valoriale cattolico: “D’accordo che occorre «una parola forte e un atteggiamento vigile che ricordi alla politica i suoi limiti e il suo fine: ordinare la società al bene, accettando e governando i conflitti». Ma nell’ambito cattolico, aggiungo io, non c’è un modo solo di adempiere a tale indiscutibile compito: c’è il modo proprio dei pastori, quello degli educatori, quello degli intellettuali, compresi i giornalisti, e quello dei fedeli laici in quanto tali. Perché dovrebbe essere proibita o dichiarata «fuori luogo» quella modalità di presenza nel mondo che i decreti conciliari, le encicliche sociali e la legge canonica ad essi chiedono, ossia la modalità propriamente politica? Ma è proprio in forza della coerenza cristiana, della fedeltà cattolica e della specifica responsabilità laicale che alcuni cattolici (pochi ancora) – senza considerarsi «il partito cattolico» né farsi presuntuose illusioni, cercando tuttavia di superare il tarlo della dispersione infruttuosa – intendono anch’oggi dar vita a un partito che nei programmi e nell’azione si riconosce nell’intera dottrina sociale della Chiesa, ovviamente applicata al presente. Tutto ciò in dialogo con tutti, cristiani o no, e con una prassi assolutamente democratica.”

Ma se “D gs” volava alto (era anche uno dei soli 3 vescovi emeriti membro della assemblea generale della CEI e mi colpivano le sue telefonate ai vertici e ai colleghi) non dimenticava mai gli ultimi. Ricordo quando lo accompagnavo in sperduti paesini a giro per la Toscana per dire messe in memoria di piccoli ma grandi uomini di fede e nei tragitti riceveva telefonate di “scarti” bisognosi di aiuti concreti ai quali seguiva un suo intervento. O il ritrovarlo in luoghi nascosti, come la Chiesa di Colline nelle campagne di Impruneta, dove vive una comunità di tre mistiche in clausura (sfrattate dal loro convento da un ente religioso per i soliti affari immobiliari). Potrei continuare, ma tutti sanno i grandi meriti di misericordia e carità di questo uomo buono.

Pensando alle prossime elezioni ricordo un richiamo forte di don Gastone: «Quando vedo in televisione esponenti che si dicono cristiani, di questo o di quel partito, che si accaniscono contro i fratelli di fede o anche contro politici di altra ispirazione, mi intristisco. La prima testimonianza che dobbiamo dare, come cristiani, è quella non di essere “moderati”, ma di essere “miti”, dialogici, disponibili all’ascolto». Secondo Simoni sono fondamentali i contenuti, i valori, «ma per un cristiano che fa politica anche lo «stile» è importante»

Oggi provo un grande vuoto e commozione profonda, come tutti, ma con Sant’Agostino mi rivolgo al Padre: “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo per il tempo che ce l’hai donato!”.

Riposi in pace!

Grazie don Gastone!

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