Il Papa denuncia la cancel culture: «C’è un pensiero unico costretto a rinnegare la storia».
di Carlo Parenti · Tra i temi trattati nel tradizionale Discorso del Santo Padre Francesco ai Membri del Corpo Diplomatico Accreditato presso la Santa Sede, del 10 gennaio 2022 (vedi), i commentatori hanno enfatizzato quello relativo alla ferma critica della c.d. cancel culture. Commentatori per lo più politici e laici, perché i vaticanisti sembrano non essersene accorti.
Rivolgendosi agli ambasciatori rappresentanti in Vaticano 183 Stati, in aggiunta a Unione Europea e Ordine di Malta, il Papa ha pronunciato parole significative, innovative e dirompenti sulla tendenza diffusasi nel mondo anglosassone che porta a censurare classici letterari, opere filmiche, pensatori e autori, nonché a distruggere statue.
Occorre fare prima una piccola storia (si vedano anche Treccani e Wikipedia) di questo fenomeno che nasce nel 2017 negli USA come strumento di affermazione dei diritti delle minoranze.
La locuzione cancel culture (in italiano cultura della cancellazione o cultura del boicottaggio) è usata per indicare una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali.
Tutto ciò detto, la premessa da cui è partito Francesco nella sua critica alla cancel culture è il riscontrato “deficit di efficacia di molte organizzazioni internazionali anche dovuto alla diversa visione, tra i vari membri, degli scopi che esse si dovrebbero prefiggere. Non di rado il baricentro d’interesse si è spostato su tematiche per loro natura divisive e non strettamente attinenti allo scopo dell’organizzazione, con l’esito di agende sempre più dettate da un pensiero che rinnega i fondamenti naturali dell’umanità e le radici culturali che costituiscono l’identità di molti popoli. Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture, che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche. In nome della protezione delle diversità, si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità. Si va elaborando un pensiero unico – pericoloso – costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi”.
Da questo il Papa afferma più in generale che la “diplomazia multilaterale è chiamata perciò ad essere veramente inclusiva, non cancellando ma valorizzando le diversità e le sensibilità storiche che contraddistinguono i vari popoli. In tal modo essa riacquisterà credibilità ed efficacia per affrontare le prossime sfide, che richiedono all’umanità di ritrovarsi insieme come una grande famiglia, la quale, pur partendo da punti di vista differenti, dev’essere in grado di trovare soluzioni comuni per il bene di tutti. Ciò esige fiducia reciproca e disponibilità a dialogare, ovvero ad «ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme». Peraltro, «il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale». Non bisogna mai dimenticare che «ci sono alcuni valori permanenti». Non sempre è facile riconoscerli, ma accettarli «conferisce solidità e stabilità a un’etica sociale. Anche quando li abbiamo riconosciuti e assunti grazie al dialogo e al consenso, vediamo che tali valori di base vanno al di là di ogni consenso». Desidero richiamare specialmente il diritto alla vita, dal concepimento sino alla fine naturale, e il diritto alla libertà religiosa.”
Quest’ultimo richiamo sottolinea che nuovi diritti individualistici stanno sostituendosi a quelli “naturali” puntualizzati dal Papa, che sulla cancel culture si esprime con cristallina chiarezza: Colonizzazione ideologica, attacco alla libertà d’espressione, rischio di far tacere, cancellazione del senso di ogni identità.