Francesco auspica «consulenti integrali» d’impresa per cooperare a ri-orientare il modo di stare su questo pianeta ammalato

480 360 Carlo Parenti
  • 0

di Carlo Parenti · Nel numero di ottobre 2022 di questa rivista Antonio Lovascio ci ha fatto riflettere sull’intervento di papa Francesco alla Confindustria, rivolto a chi fa impresa. Dieci giorni dopo, il 22 settembre, Francesco si è invece incontrato con coloro che assistono il mondo imprenditoriale nel fare le scelte opportune nelle diverse situazioni, fornendo servizi professionali. Cioè le case di revisione e consulenza.

Esse sono specializzate nella revisione e organizzazione contabile, nella consulenza manageriale e nei servizi fiscali, legali e amministrativi. Il mercato mondiale della consulenza alle imprese è dominato dalle cosiddette big four, quattro aziende che fanno il 40% del giro d’affari complessivo: Pwc, Ey, Deloitte e Kpmg. In dettaglio la più grande è Deloitte Touche Tohmatsu, che nel 2021 ha fatto ricavi per 50,2 miliardi di dollari e conta 345.000 dipendenti. Seguono PricewaterhouseCoopers, con ricavi per 41,3 miliardi di USD e 250.000 dipendenti, Ernst & Young, che incassa 40,0 miliardi di USD e ha 312.000 dipendenti e infine KPMG che incassa 32,13 miliardi di USD per mezzo di 219.00 dipendenti. Operano praticamente in tutto il mondo e sono influentissime.

Nessuna delle quattro grandi società contabili è in realtà un’impresa a sé. Ciascuna fa parte di una rete di imprese, di proprietà e gestite autonomamente, che hanno concluso accordi con altre imprese condividendo un nome comune, un marchio e degli standard di qualità. Ciascuna rete ha creato un ente per coordinare le attività delle imprese che ne fanno parte. In due casi (KPMG e Deloitte Touche Tomatsu) l’organismo di coordinamento è un’entità con sede in Svizzera, e in due casi (PricewaterhouseCoopers ed Ernst & Young) l’organismo di coordinamento è una società UK Limited. (vedi)

Papa Francesco, dunque, il 22 settembre 22 ha ricevuto una rappresentanza dei consulenti della società internazionale Deloitte Global e sottolineando “la grande responsabilità” li ha invitati ad essere “consulenti integrali per cooperare a ri-orientare il modo di stare su questo pianeta, ammalato nel clima e nelle disuguaglianze”

Nel suo intervento il papa ha ricordato che “oggi il mondo sta soffrendo a causa del peggioramento delle condizioni ambientali; molte popolazioni o gruppi sociali vivono in maniera non dignitosa sul piano dell’alimentazione, della salute, dell’istruzione e di altri diritti fondamentali. L’umanità è globalizzata e interconnessa, ma permangono povertà, ingiustizia e diseguaglianze”

Conseguentemente si è domandato: “Quali sono dunque le condizioni perché un consulente, un coordinatore di consulenti, un professionista esperto possa contribuire a invertire o almeno a correggere la rotta? Come impostare il proprio lavoro in modo da poter camminare verso un mondo più abitabile, più giusto e più fraterno?”

Francesco ha dato tre suggerimenti.

Il primo: avere la “consapevolezza che voi potete lasciare un segno”, in virtù del “potere” di una società come Deloitte capace “di orientare le scelte, di influenzarne i criteri, di valutare le priorità per le aziende, le università, gli organismi sovranazionali, i governi nazionali e locali, e per coloro che prendono decisioni a livello politico”[…] “Le vostre conoscenze, le vostre esperienze, le vostre competenze e la vastità della rete delle vostre relazioni costituiscono un immenso patrimonio immateriale che aiuta imprenditori, banchieri, managers, amministratori pubblici a capire il contesto, a immaginare il futuro e a prendere decisioni. Dunque, aiutare a conoscere per aiutare a decidere”. A questo “potere dovrebbe affiancarsi costantemente la volontà di indirizzare le vostre analisi e le vostre proposte verso scelte coerenti con il paradigma dell’ecologia integrale”. Una domanda aiuta a valutare ciò che funziona o meno: “Quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti?”.

ll secondo suggerimento del Papa è di “assumere ed esercitare la vostra responsabilità culturale”, intesa come “assicurare un’adeguata qualità professionale, e inoltre una qualità antropologica ed etica che vi permetta di suggerire risposte coerenti con la visione evangelica dell’economia e della società, in altre parole, con la dottrina sociale cattolica”[…]“Le varie culture, che hanno prodotto la loro ricchezza nel corso dei secoli, devono essere preservate perché il mondo non si impoverisca. E questo senza trascurare di stimolarle a lasciar emergere da sé stesse qualcosa di nuovo nell’incontro con altre realtà” (Enc. Fratelli tutti, 134).

Il terzo suggerimento: “valorizzare le diversità. Tutti gli organismi creati dall’uomo – le istituzioni, le imprese, le banche, le associazioni, i movimenti – hanno il diritto, se onestamente e correttamente gestiti, di poter salvaguardare e sviluppare la propria identità. Qualcuno parla di ‘biodiversità imprenditoriale’ – è bello il termine –: come garanzia di libertà di impresa e libertà di scelta dei clienti, dei consumatori, dei risparmiatori e degli investitori; e anche come condizione indispensabile di stabilità, di equilibrio, di ricchezza umana. È quanto avviene nella natura e può avvenire anche negli ‘ecosistemi’ economici”.

Il papa ha poi volto lo sguardo agli ultimi quindici anni durante i quali “il mondo è passato attraverso crisi gravi e continue. Non abbiamo potuto terminare di affrontare la crisi finanziaria del 2007 che abbiamo dovuto affrontare quella del debito sovrano e delle economie reali, poi la pandemia, quindi la guerra in Ucraina con conseguenze e minacce globali”. Nel frattempo, però, osserva Francesco, “il Pianeta ha continuato a soffrire per gli effetti del cambiamento climatico; intanto guerre crudeli e nascoste si continuavano a combattere in diverse regioni; intanto decine di milioni di persone continuavano ad essere forzate a migrare dalle proprie terre”.

Per Francesco è più che mai “vero quello che diceva San Paolo VI quando affermava ‘che il nuovo nome della pace è lo sviluppo nella giustizia sociale’. E “il consulente può fare molto davanti a questo contesto difficile e incerto: Può impostare le sue analisi e le sue proposte secondo uno sguardo e una visione integrali: infatti, lavoro dignitoso delle persone, cura della casa comune, valore economico e sociale, impatto positivo sulle comunità sono realtà tra loro connesse”.

Soprattutto, “il consulente di oggi – dice il Papa – è chiamato a proporre indirizzi nuovi per sfide nuove, perché gli schemi vecchi hanno funzionato solo in parte, in contesti diversi”. In questo senso bisogna essere “consulenti integrali: esperti e professionisti che tengono conto delle connessioni tra i problemi e le loro rispettive soluzioni e che accolgono il concetto dell’antropologia relazionale: quella che «aiuta l’uomo anche a riconoscere la validità di strategie economiche che mirino anzitutto alla qualità globale della vita raggiunta, prima ancora che all’accrescimento indiscriminato dei profitti, ad un benessere che se vuol essere tale è sempre integrale, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Nessun profitto è infatti legittimo quando vengono meno l’orizzonte della promozione integrale della persona umana, della destinazione universale dei beni e dell’opzione preferenziale per i poveri» [ Congr. Dottr. Fede – Dicast. Serv. Svil. Um. Integr., Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario  ] e aggiungiamo: la cura della nostra casa comune”.

 

Auspicio finale di Francesco è dunque che si possa “costruire quel ponte necessario tra il presente paradigma economico, basato su consumi eccessivi e che sta vivendo la sua ultima fase, con il paradigma emergente, un paradigma strutturato sull’inclusione, la sobrietà, la cura e il benessere”.  

image_pdfimage_print