La Costituzione Apostolica “Vultum Dei quaerere”, sulla vita contemplativa

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di Francesco Romano • Papa Francesco il 29 giugno 2016 ha firmato la costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere sulla vita contemplativa femminile” (VDq). Con questo documento il Papa intende manifestare la particolare attenzione della Chiesa verso coloro che “chiamati da Dio e innamorati di Lui, vivono la loro esistenza totalmente orientati alla ricerca del Suo volto, desiderosi di trovare e contemplare Dio nel cuore del mondo” (VDq 2). Di questo la Chiesa sentiva ormai l’urgenza e l’esigenza dal momento che l’ultima Costituzione Apostolica Sponsa Christi fu emanata da Pio XII il 21 novembre 1950.

Già dalla scelta del titolo “Vultum Dei quaerere” il Papa indica che la vita contemplativa è di per se stessa una particolare missione nella Chiesa perché la ricerca del Volto di Dio caratterizza questa forma di speciale consacrazione, infatti, “la ricerca del volto di Dio attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore” (VDq 1).

La stima che il Papa nutre per questa particolare forma di consacrazione è resa ancor più evidente dall’esortazione a ricordarsi che essa è una chiamata a dare luce all’umanità dal silenzio e dal raccoglimento del chiostro: “Siate fari per i vicini e soprattutto per i lontani. Siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo. Siate sentinelle del mattino che annunciano il sole che sorge” (VDq 6).

Il Papa sintetizza gli elementi per una vita di contemplazione, in larga parte condivisi con ogni forma di vita consacrata, ma per quanto riguarda gli aspetti essenziali li associa in modo imprescindibile e totalizzante alla vita interamente dedita alla contemplazione indicando Maria la summa contemplatrix che, dall’annunciazione alla resurrezione, mostra il cammino mistico della persona consacrata (VDq 10), una vita contemplativa “in larga parte declinata al femminile” (VDq 5).

La formazione è il primo tra gli elementi che il Papa indica per aiutare le contemplative a raggiungere il fine proprio della loro specifica vocazione. Seguono la preghiera, la Parola di Dio, l’Eucarestia, la Riconciliazione, la vita fraterna in comunità, l’autonomia, le federazioni, la clausura, il lavoro, il silenzio, i mezzi di comunicazione e l’ascesi.

La formazione è un itinerario che deve portare la persona consacrata a configurarsi in profondità al Signore Gesù formandone il cuore, la mente e la vita. La formazione ha il suo humus nella comunità e nella vita quotidiana (VDq 13-15).

La preghiera è un’esigenza fondamentale per alimentare la vita contemplativa, ma non deve essere vissuta dalla consacrata come ripiegamento su se stesa, piuttosto deve allargare il suo cuore fino ad abbracciare l’umanità intera, soprattutto quella che soffre. Madre e maestra è Maria che ha nella contemplazione di Cristo il suo modello insuperabile (VDq 16-18).

La Parola di Dio nella vita monastica costituisce la centralità della vita personale e comunitaria, il nutrimento della contemplazione e della vita quotidiana, la condivisione dell’esperienza trasformante con i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e i laici (VDq 19-20).

L’Eucaristia e la Riconciliazione sono vie per eccellenza dell’incontro con la Persona di Gesù, ma lo sono soprattutto per la vita contemplativa in cui l’offerta della propria esistenza si innesta in modo particolare nel mistero pasquale che si attua nell’Eucaristia e da essa scaturisce l’impegno di conversione continua. Il sacramento della Riconciliazione è occasione privilegiata per contemplare il volto misericordioso del Padre (VDq 22-23).

La vita comunitaria sia per la vita monastica motivo di continuo processo di crescita che conduca a vivere un’autentica comunione fraterna, una koinonia, la testimonianza che essa è di possibile attuazione anche nella società segnata da divisioni e disuguaglianze. La vita fraterna in comunità è anche la prima forma di evangelizzazione: “Da questo sapranno che siete miei discepoli se avete amore gli uni per gli altri” (VDq 24-27).

L’autonomia dei monasteri favorisce la stabilità di vita e l’unità interna di ogni comunità, ma non deve significare isolamento, soprattutto dagli altri monasteri della propria famiglia carismatica (VDq 28-29).

Le federazioni sono uno strumento di comunione tra i diversi monasteri che, senza intaccare la loro autonomia, aiutano a promuovere la vita contemplativa e a garantire l’aiuto reciproco nelle varie necessità (VDq 30).

La clausura, segno della separazione dal mondo, è anche il luogo dell’intimità della Chiesa sposa. Vengono poi presentate le varie forme di clausura che prendono il nome di clausura papale, costituzionale, monastica e comune. All’interno dello stesso Ordine la pluralità dei modi di osservare la clausura deve essere considerata una ricchezza e non un impedimento alla comunione (VDq 31).

Il lavoro permette di partecipare all’opera che Dio creatore porta avanti nel mondo, ma “sia compiuto con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità efficientista e dall’attivismo della cultura contemporanea” (VDq 32).

Il silenzio sia per le contemplative “come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale, in quella dei fratelli e delle sorelle che il Signore vi dona e nelle vicende del mondo contemporaneo” (VDq 33).

I mezzi di comunicazione vengono presentati positivamente come uno strumento utile nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo, ma non viene sottovalutato il pericolo di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità, o di ostacolo per la vita dedita interamente alla contemplazione (VDq 34).

L’ascesi, mezzo che la Chiesa propone per il dominio di sé e la purificazione del cuore, permette alla vita interamente donata di esprimere un forte senso profetico e di portare avanti con amore e fedeltà il proprio dovere quotidiano (VDq 35).

Papa Francesco, prima di presentare la parte dispositiva, conclude con una forte esortazione rivolta alle monache a dare testimonianza con la loro vita per essere il “necessario completamento di quella di coloro che nel cuore del mondo, danno testimonianza al Vangelo restando pienamente immersi nelle realtà e nella costruzione della città terrena”.

La conclusione dispositiva della Costituzione Apostolica è composta di 14 articoli e abroga in modo esplicito i canoni del CIC contrari a qualsiasi articolo di questa Costituzione. Inoltre sono abrogati gli articoli dispositivi normativi della Cost. Ap. Sponsa Christi di Pio XII del 21 novembre 1950, l’Istruzione Inter praeclara della Sacra Congregazione per i Religiosi del 23 novembre 1950, l’Istruzione Verbi Sponsa della CIVCSVA del 13 maggio 1999.

La parte centrale della parte dispositiva è dedicata alle Federazioni come istituzione capace di creare rapporti di comunione e operazione tra monasteri che hanno uno stesso orientamento carismatico. Tutti i monasteri dovranno federarsi, salvo eccezioni che dovranno essere approvate dalla CIVCSVA (art. 9). Lo scopo della federazione, senza toccare l’autonomia giurisdizionale del monastero sui iuris, è finalizzato principalmente a prestare aiuto ai singoli monasteri nella formazione permanente con lo scambio di materiale formativo (art. 3 §2).

Un punto estremamente delicato tocca l’aspetto vitale del monastero quando all’autonomia giuridica non corrisponde più un’autonomia di vita per l’età avanzata delle monache e il loro numero minimo che forma la comunità che comporta l’incapacità di vivere e trasmettere il carisma, di assicurare la formazione e di governare, di essere presenza significativa e di inserimento nella Chiesa locale ecc. (art. 8 §1). Queste situazioni che compromettono l’autonomia del monastero dovranno essere affrontate e risolte da una commissione ad hoc formata dall’Ordinario, dalla Presidente della federazione, dall’Assistente federale e dalla Abbadessa o Priora del monastero per mettere in atto un progetto di accompagnamento e di rivitalizzazione del monastero oppure per deciderne la chiusura (art. 8 §2).

Un terzo elemento centrale riguarda la normativa sulla clausura. A ogni monastero viene data la possibilità di decidere e chiedere l’approvazione alla Santa Sede su quale forma di clausura abbracciare, rispettando le proprie tradizione e quanto esigono le Costituzioni.

La disposizione finale prevede che sarà emanata una nuova Istruzione sulle materie annoverate al n. 12 della Costituzione ovvero: formazione, preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e Riconciliazione, vita fraterna, in comunità, autonomia, federazioni, clausura, lavoro, silenzio, mezzi di comunicazione e ascesi (art. 14 §1). Ogni Istituto dovrà adattare le proprie Costituzioni alle nuove disposizioni e sottoporle all’approvazione della Santa Sede (art. 14 §2).