Il mondo come sacramento. Il conferimento del dottorato h.c. al patriarca Bartolomeo da parte della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

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di Alessandro Clemenzia – Un evento di grande portata ha chiuso le celebrazioni organizzate in occasione della ricorrenza del primo quarto di secolo della Facoltà Teologica di Firenze: si tratta del conferimento del dottorato h.c. al Patriarca Ecumenico Bartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli, lo scorso 3 maggio. Si tratta di un riconoscimento accademico per il suo instancabile lavoro, non soltanto nel cammino ecumenico in vista dell’unità della Chiesa, ma anche per la profondità teologica con cui egli ha portato avanti il suo impegno per la salvaguardia del creato.
L’evento, alla presenza di numerose autorità ecclesiali, civili, religiose e accademiche, di docenti e studenti dei tre cicli di studio della Facoltà Teologica, si è aperto con il saluto del Preside, il prof. Stefano Tarocchi, il quale ha contestualizzato l’impegno alla formazione teologica dell’Istituto all’interno dell’umanesimo fiorentino; è seguito il saluto del Gran Cancelliere, l’Arcivescovo metropolita di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, che ha evidenziato l’ecclesialità del conferimento del dottorato h.c., inserendo tale avvenimento dentro le coordinate della storia della Chiesa fiorentina. Prima della consegna della pergamena, il Preside ha tenuto la laudatio, nella quale ha sottolineato l’apporto del Patriarca e ha messo in luce il cristocentrismo trinitario con cui egli interpreta il rapporto tra Creatore, creatura e creazione. “Il mondo come sacramento. Una visione teologica della creazione”: questo è il titolo della Lectio magistralis tenuta da Bartolomeo nell’aula magna della Facoltà Teologica.

Il metropolita Giovanni Zizioulas

La sensibilizzazione all’urgente crisi ecologica, portata avanti già dal Patriarca Dimitrios, ha spiegato Bartolomeo, non muove da un intento politico sociale o dal fatto che si tratti di un tema socialmente rilevante; tutte le attività ambientali, infatti, rappresentano «un’estensione organica della nostra autocoscienza ecclesiologica», ha affermato il Patriarca, tanto da poter cogliere la vita della Chiesa come una vera e propria “ecologia applicata”. Recuperando quanto affermato nel Concilio di Creta, Bartolomeo ha mostrato come le radici della crisi ecologica siano soprattutto di natura spirituale, e per questa ragione sono insite nel cuore di ogni creatura. Toccando l’esistenza di ogni uomo e donna, la Chiesa è chiamata a fare tutto il possibile per proteggere la creazione di Dio da una crisi che si presenta primariamente antropologica. Approfondendo in chiave teologica il tema della creazione, il Patriarca, riportando il pensiero di un grande teologo ortodosso, recentemente scomparso, il metropolita Giovanni Zizioulas, ha spiegato l’impossibilità di parlare di Dio senza fare riferimento, in modo implicito o esplicito, anche al mondo da Lui creato; anche per questa ragione la crisi ecologica si presenta come una vera e propria crisi spirituale, contro la quale è necessaria quella che Zizioulas denominava una “ascesi ecologica”.

La tradizione stessa attesta l’esperienza di grandi mistici e contemplativi che sperimentavano una profonda e indicibile solidarietà con tutta la creazione, come risposta vivace a un’arroganza diffusa, incapace di far entrare la creatura in sintonia con il mondo circostante. Questa ascesi, ha spiegato ancora Bartolomeo, «è concepita come una vita di coesistenza con tutte le creature, grandi e piccole, e di condivisione della sofferenza di tutte le creature, umane e non umane». Un altro elemento centrale per il Patriarca, ripreso anch’esso da Zizioulas, è la “dimensione eucaristica” che deve animare, dal di dentro e dal di sotto, la cura del creato; e in questo orizzonte teologico-sacramentale Bartolomeo presenta il concetto di “sacerdozio” come il più appropriato per delineare e definire il rapporto tra creatura e creato, alla luce del Creatore. Ogni uomo, infatti, è chiamato ad agire nei confronti del mondo non da sfruttatore, ma come sacerdote capace di offrire il mondo a Dio. Si tratta di un’idea recuperata dall’Enciclica del Concilio di Creta, dove è esplicitamente affermato: «Nei sacramenti della Chiesa, la creazione è affermata e l’uomo è incoraggiato ad agire come amministratore, protettore e “sacerdote” della creazione, offrendola come dossologia al Creatore».                                                                                Nelle conclusioni Bartolomeo ha così sottolineato come la crisi attuale sia causata non tanto da una questione ecologica, ma dal modo errato con cui si guarda e si comprende il mondo. Temi molto alti e profondi, che meriterebbero certamente un approfondimento teologico.

La Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, che da anni predilige, nel suo percorso accademico specialistico, fedele alla tradizione dell’umanesimo fiorentino, un approccio antropologico alla Teologia, ha voluto così valorizzare l’impegno concreto del Patriarca Bartolomeo, animato da una riflessione cristologica e trinitaria che è stata capace di generare una rinnovata visione della persona umana.
E perché questo riconoscimento non si limitasse a un momento celebrativo, ma rimanesse un segno concreto e visibile nella Facoltà e in tutta la città di Firenze, durante l’evento del conferimento del dottorato h.c. è stato dato avvio a una nuova “Cattedra” ecumenica, denominata Chiesa e liturgia ortodossa, che trova il suo “ambiente” più appropriato di studio e di ricerca nell’approccio liturgico che caratterizza la licenza in Teologia dogmatica della Facoltà.

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