Vivere le domande
ratio vorrebbe infine costringere ed annoverare la stessa esperienza di fede. L’esilio di quanto trascende il fenomenico oltre una cortina assolutamente inaccessibile alla ragione (Kant), avrebbe dovuto portare in breve tempo alla condivisa certezza intorno alla conoscenza dei fenomeni e, quindi, della realtà tout court. Tuttavia, proprio per questa esclusione preventiva del tutt’altro, si è determinato un curioso cortocircuito. Se da un lato la forza interrogante della ragione in ordine ai significati ultimi dell’esistenza non può essere semplicemente soppiantata, dall’altro il progressivo restringimento del reale ai soli dati misurabili e la conseguente negazione di ogni alterità, hanno fatto sì che l’uomo riversasse la propria urgenza di significato entro l’ambito di questa “realtà ristretta”. Una realtà, tuttavia, incapace a fornirsi da se stessa, con le sue proprie contraddizioni e limiti, un orizzonte esauriente e completo di significato: l’epoca moderna si è così caricata di un onere che non avrebbe potuto in alcun modo sostenere. Questa ricerca di un orizzonte totale e ideale entro cui concepire l’intera esistenza, tutta svolta in senso immanente, non traducendosi mai in un’apertura radicale al veramente altro da sé, è destinata a sfociare in grotteschi tentativi di fissare il valore ultimo del vivere in qualcosa di penultimo, tristemente destinato a passare, in qualche modo derivato da se stessi, costruito ed affermato con le proprie forze: i totalitarismi del secolo passato ci hanno mostrato su vasta scala cosa può significare avere la pretesa di fissare arbitrariamente, con la forza, l’orizzonte di significato non solo dei singoli ma di interi popoli e con ciò della storia stessa. Paradossalmente, cioè che rivela l’ultima inefficacia di simili tentativi, sono proprio quelle domande che, non paghe, continuano a incrinare la sicurezza di una ragione positivisticamente intesa.
una storia con ogni uomo, così da intercettarne tutta la concretezza di bisogno, di domanda. La grande sfida è così quella di prender sul serio quelle domande che ogni volta ci chiedono di allargare la ragione e di scoprire quanto sia vero che «Ci sono più cose in cielo e in terra […] di quante ne sogni la tua filosofia» (Shakespeare). La Chiesa, quanto più è appassionata a queste domande, quanto più invita l’uomo a viverle (“credenti” in primis), tanto più porterà ciascuno a verificare la pertinenza dell’annuncio cristiano ai bisogni concreti della vita: in che modo Cristo voglia realmente compiere le attese del cuore di ogni uomo. Il richiamo di Benedetto XVI a lasciarsi allargare la ragione, e il continuo invito di Papa Francesco ad entrare liberamente e seriamente in dialogo con le profonde domande dei nostri contemporanei, sono due dimensioni di quell’unica intelligenza della fede. Vengono così in mente le parole di Rilke: « Non cercare ora risposte che non possono venirti date perché non le potresti vivere. E di questo si tratta: di vivere tutto. Vivi ora le domande. Forse ti avvicinerai così, a poco a poco, senza avvertirlo, a vivere un giorno lontano, la risposta».