Due libri sui Parroci di oggi
di Giovanni Pallanti • In una Parrocchia francese il Parroco viene assalito da una valanga di piccole beghe che lo distolgono dalla sua missione sacerdotale: celebrare la Messa e confessare i peccatori. Questa è in estrema sintesi la trama di un piccolo capolavoro sullo status della Chiesa e sul ruolo dei preti nel mondo di oggi. Si tratta di un romanzo di Jean Mercier “Il Signor Parroco ha dato di matto” Ed. San Paolo pagg.141, 2017.
Jean Mercier è uno scrittore che per campare fa il giornalista nell’importante settimanale francese “La Vie”. Mercier riesce a raccontare con estrema leggerezza un tema complesso e drammatico: descrive la crisi dei Sacerdoti che quando vengono nominati Parroci si trovano spesso immersi in un mare di piccole liti tra volenterosi frequentatori della Parrocchia, che non avendo nulla di buono da fare si litigano su tutto: come organizzare il coro, cosa cantare nelle Messe domenicali, come sistemare i fiori in chiesa, etc. Il tutto intrecciato agli aspetti caratteriali delle singole fedeli che in modo particolare tirano fuori le loro bizze e ansie di donne che segretamente, e con discrezione, se non proprio innamorate, ricercano per se stesse, e solo per se stesse, l’attenzione del Parroco. Don Beniamino Bucquoy, il protagonista di questa storia emblematica, spera che il suo Vescovo Jean Philippe Vignon lo tragga fuori dall’insopportabile situazione che si è creata nella sua Parrocchia. Essendosi addottorato con molta fatica Don Beniamino aspetta da un momento all’altro di essere chiamato ad insegnare in Seminario. Succede invece che Monsignor Vignon chiama a questo incarico un altro Prete amico di Don Beniamino. La nomina ad insegnante di don Julien determina l’impazzimento di Don Beniamino, stressato da una logorante esperienza in Parrocchia e vista cadere la speranza di diventare insegnante del Seminario della sua Diocesi, Beniamino fa una scelta radicale: si rinchiude in una vecchia baracca abbandonata nel grande giardino della sua Canonica. Per non essere disturbato mura la porta d’accesso affinché nessuno vada a trovarlo in questo suo eremo.
I parrocchiani cominciano a cercarlo. Il Vescovo Vignon si mette in contatto col Sindaco del paese dov’è la Parrocchia di Don Beniamino, si mobilita la gendarmeria, ma nessuno lo trova. La fuga di Don Beniamino, che tutti immaginavano chissà dove, si era fermata a pochi passi dalla Canonica in cui egli risiedeva. Per questa ragione nessuno lo trovava. Passando vicino a questa cassa semidiroccata una vecchia parrocchiana sente Don Beniamino celebrare la Messa, si avvicina e scambia con il Parroco “murato” come un mistico del Medioevo, alcune parole, che la signora crede provengano dal Paradiso. Si diffonde la voce, quindi, che Don Beniamino è vivo dentro una cella murata. Tutti i giornali e le televisioni francesi vanno intorno alla casa-cella di Don Beniamino e lo intervistano tramite una piccola fessura nel muro. Il Vescovo Vignon gli proibisce di rilasciare interviste in attesa di poterlo liberare dal muro e dal cemento dietro il quale don Beniamino si è barricato. Potrà parlare con gli estranei solo se essi vorranno confessarsi. Così in migliaia, vanno a chiedere perdono a Cristo tramite l’intercessione del Sacerdote Beniamino facendo, così, diventare il Prete murato il simbolo del confessionale come in passato lo era stato il Santo Curato d’Ars.
Dopo 40 e passa giorni il Sindaco del Comune ordina di aprire un varco nella tana in cui si è rinchiuso il Parroco, che nel frattempo ha raggiunto una notevole pace spirituale e ritrovato il senso profondo della sua ordinazione sacerdotale. Per liberare Don Beniamino cominciano a demolire la baracca, che all’improvviso crolla sul povero Prete. Don Beniamino estratto in coma rimane privo dell’uso delle gambe. Quando ormai si è rassegnato a dirigere un ospizio di vecchi Preti che lui mobilita come confessori in servizio permanente effettivo per il popolo di Dio, arriva il colpo di scena: il Nunzio Apostolico in Francia comunica a Don Beniamino che il Papa lo nominerà Vescovo di una piccola e povera Diocesi francese, dove il Clero è composto da pochi vecchi Preti fisicamente malandati. Don Beniamino sorpreso sembra volere rifiutare la nomina episcopale. Il Nunzio Apostolico gli dice che proprio il suo handicapp e la sua debolezza saranno la sua forza: questa è la vera testimonianza cristiana che si contrappone al mondo dei ricchi, dei privilegiati e di coloro che pensano di aver tutto ed in realtà non hanno niente. Un romanzo questo di Jean Mercier da leggere utilmente per i preti e per i laici, senza annoiarsi o intristirsi perché questa storia è raccontata con grande leggerezza ed eleganza. Leggerezza ed eleganza di visione del mondo che dovrebbe essere la sostanza della vera fede cristiana.
Sullo stesso tema ha scritto un libro l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini dal titolo “Con il dovuto rispetto, frammenti di saggezza all’ombra del campanile” Ed. San Paolo pagg.151, 2017. Il libro di Monsignor Delpini è composto da una serie di bozzetti di vita parrocchiale dove si ritrovano i soliti noti personaggi che spendono la loro vita più che per amore della Chiesa, a dar noia al Parroco. Tutti animati, forse, da buone intenzioni, ma tutti, o quasi, pronti a scaricare problemi di ogni genere sulle povere spalle del loro Prete. Monsignor Delpini dimostra di avere, avendo scritto questo libro, una profonda conoscenza della vita della Chiesa e anche una notevole dose di ironia e pazienza nel descrivere i difetti e qualche virtù del popolo di Dio. Come nel romanzo di Jean Mercier, Monsignor Mario Delpini, tratta gli stessi argomenti con una penna anch’essa intinta nell’ironia, ma che non riesce a sottrarsi ad un bozzettismo di maniera, tipico di certe scene raccontate nei romanzi di Guareschi, con protagonista Don Camillo, e i famosi aneddoti del Pievano Arlotto. Tutti e due questi libri sono da leggere ma, per quanto mi riguarda, a chi non ha molto tempo a disposizione per questa salutare attività, come spesso capita ai Preti e ai laici, consiglio di leggere per primo il libro di Mercier.
Don Matteo Prodi (nipote di Romano Prodi), Parroco della Diocesi di Bologna, recentemente dimessosi da Parroco, in polemica con i suoi parrocchiani accusati di averlo stressato, se avesse letto questi due libri probabilmente non si sarebbe dimesso e avrebbe sopportato lo stress.