L’uomo oltre l’uomo. Una provocazione all’antropologia paralizzata

(EDB 2015) T. Tosolini affronta la questione delle contemporanee correnti di pensiero che passano sotto i nomi di Transumanesimo e Post-umano, cercando, attraverso una lettura critica alla luce del pensare cristiano, di metterne in rilievo i temi di fondo.

biologica darwiniana, ma quella intenzionale, che riguarda cioè l’intelligenza. La cosmologia che sottostà a tali teorie concepisce il cosmo come un tutto in continuo divenire verso forme sempre più evolute di vita; e l’antropologia che ne risulta presenta l’uomo come l’essere più complesso di tutte le forme di vita, proprio in virtù della sua intelligenza; in tale visione, la corporeità umana altro non è che un ostacolo per tale evoluzione.

oltre-uomo come quell’essere super-intelligente, autonomo e immortale che può rendersi tale attraverso il trasferimento della sua materia psichica, opportunamente trasformata in dati informatici, su supporti artificiali. L’obbiettivo da perseguire non è la felicità, ma il prolungamento della vita biologica.

Già in passato erano sorte visioni simili, ma con notevoli differenze.

Übermensch di Nietzsche. Tale figura rappresenta, sì, un modello antropologico di superamento, che mira a realizzare la sua autosufficienza e l’affermazione della propria volontà di potenza, tuttavia, essa rappresenta anche quell’uomo che, non solo accetta il proprio fato, ma, addirittura, si slancia ad amarlo: è talmente potente da trasformare il ciò che è stato in ciò che voleva che fosse.

geosfera, della biosfera e della noosfera, tende al Punto Omega, il Cristo cosmico. Se prima d’allora l’oggetto dell’evoluzione era la materia, ora invece è l’intelligenza: è essa a guidare lo sviluppo umano, inteso come avvicinamento al Punto Omega. Tale visione ha diversi punti in contatto con quella transumanista; si osservi, tuttavia, che per essa la realtà corporale non è un semplice dispositivo, e la morte riveste un valore positivo di trasformazione della realtà umana nella linea della sua evoluzione.

La questione presentata in questo testo è complessa e di grande rilevanza, e attorno ad essa si tenta ora di fare le seguenti riflessioni.

identità dell’oggetto in esame. Nel nostro caso, il vero problema è: cosa si intende per uomo?

relazionalità.

strumento a servizio dello sviluppo dell’uomo nelle sue relazioni: il modello antropologico da assumere quindi sarà l’uomo escatologico, l’uomo-in-Cristo, l’uomo-relazionalità che già nel presente (seppur ancora incompiutamente) vive, e perciò necessita, di quelle evoluzioni che più lo “in-futurano” (espressione dantesca ripresa da B. Petrà), lo configurano come io-parusiaco, cioè io-ecclesiale (ecco riacquisito il valore positivo della scienza).

abolizione ma trasfigurazione – i cui connotati sono ancora tanto da scoprire – dell’umano?