L’Italia invecchia, tra diseguaglianze e ingiustizie

Riflettendo su questo “Rapporto”, partiamo da una premessa: la longevità va considerata uno dei processi positivi del ventunesimo secolo, ma ha aperto nuove problematiche e squilibri demografici difficili da risolvere, di fronte a un così marcato crollo delle nascite. Se l’Italia invecchia, aumenta la spesa sociale e sanitaria assorbita dalla popolazione anziana. E se nel contempo non riesce a trovare adeguate risorse per investire sulla formazione giovanile, sulle politiche attive del lavoro, su ricerca, sviluppo e innovazione, sulle misure di sostegno di nuovi nuclei familiari, sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, vedremo sempre più ridimensionati il mondo dei giovani e la “qualità” del loro contributo alla crescita economica e alla produzione di benessere sociale. Con il rischio di creare sempre più futuri anziani poveri.

Diseguaglianze, precarietà e ingiustizie vanno eliminate. Lo ha chiesto ancora una volta con forza Papa Francesco, nel videomessaggio inviato alla “Settimana sociale “ di Cagliari: «Il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori (…). Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono». La Chiesa opera per un’economia al servizio della persona, che riduce le disparità e ha come fine il lavoro per tutti. Ma purtroppo è inascoltata dai Palazzi romani. Questo Parlamento, fortunatamente avviato a fine mandato, litiga su tutto e non elabora progetti per far ripartire il Paese. Speriamo che il prossimo – anche se con la nuova legge elettorale continuerà ad essere formato da deputati e senatori in gran parte “nominati” dai capipartito e non scelti dai cittadini – sappia finalmente riconoscere le sfide che la demografia pone e fornire risposte all’altezza delle potenzialità che l’Italia può ancora esprimere.