La fede nella vita eterna e la permanenza della dignità del corpo anche oltre la morte

Ad resurgendum cum Christo recepisce le formulazioni giuridiche espresse nei cann. 1176 §3, 1184 §1, 2°, 1205, a proposito della inumazione e della cremazione, e affonda le radici nel Depositum fidei dove la morte esprime il senso cristiano, il corpo è il tempio dello Spirito Santo da cui deriva la sua dignità, la sepoltura dei corpi richiama il significato cristiano sul modello della sepoltura di Cristo, espressione della fede nella risurrezione e punto di riferimento per il ricordo e la preghiera.

La Conferenza Episcopale Italiana il 2 novembre 2011 ha pubblicato la seconda edizione in lingua italiana del Rito delle esequie, dove in Appendice riserva uno spazio dal titolo Esequie in caso di cremazione. Con essa si vuole ricordare che la Chiesa, anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei, continua a ritenere la sepoltura del corpo del defunto la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici.
Le esequie devono precedere la cremazione, salvo casi del tutto eccezionali in cui il Vescovo diocesano deve esprimere il suo giudizio sull’opportunità di celebrarle alla presenza dell’urna con le ceneri, tenendo conto delle circostanze concrete di ciascun caso, nel rispetto dello spirito e del contenuto delle norme canoniche e liturgiche. Eccezionalmente anche riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nella stessa sala crematoria. Di particolare rilievo è l’affermazione che la cremazione si ritiene conclusa solo al momento della deposizione dell’urna nel cimitero, luogo della memoria, di culto e di pellegrinaggio. Di converso, La Chiesa dichiara la contrarietà per la conservazione dell’urna nell’abitazione, ma soprattutto per la dispersione delle ceneri che possono sottintendere concezioni panteistiche o naturalistiche. Inoltre, lo spargimento delle ceneri o le sepolture anonime impediscono la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario.
Nel mese di novembre con le manifestazioni di fede dei credenti e le usanze anche di quanti non lo sono, il pensiero accomuna tutti nel ricordo dei defunti. Riti sacri e usanze, nel modo loro proprio, sono fonte di speranza e di conforto perché, comunque la si pensi, la morte non riesce a rompere i legami tra vivi e morti, anzi il ricordo si fa presenza e la speranza esigenza di uno spiraglio che giustifichi una prospettiva di futuro, benché inconfessabile, anche per chi non si sente sostenuto dalla fede.