Sguardo letterario ai Salmi: l’uomo secondo Lewis

130 168 Dario Chiapetti
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CS_Lewis-Salmidi Dario Chiapetti • “I Salmi” (Lindau, 2014) è la traduzione italiana del testo originale, composto nel 1958, intitolato “Reflections on the Psalms” dello scrittore anglicano irlandese Clive Staple Lewis (1898-1963), a opera di Edoardo Rialti, studioso dell’Autore. E non è un caso che Lewis, autore di fantasy e fantascienza, medievista e apologeta cristiano si sia interessato a questi componimenti poetici che costituiscono la più celebre raccolta di preghiere dell’Antico Testamento.
L’Autore conduce queste sue riflessioni con un linguaggio e un tono molto confidenziali, come quando si interloquisce con amici, e proprio in ciò sembra risiedere l’originalità di uno scritto su un tema così ampiamente affrontato, anche se, nel suo discorrere, l’Autore rivela tutta la profondità della sua conoscenza scientifica – anche della letteratura extra biblica che con maestria mostra di saper usare per mostrare i tratti (originali) di quella biblica – tanto da avergli, tale scritto, guadagnato l’invito da parte della Chiesa anglicana a partecipare alla revisione del suo salterio.

“La prima cosa è capire l’oggetto che si ha davanti”, così l’Autore dà inizio alle sue riflessioni: “I Salmi sono delle poesie, e poesie pensate per essere cantate: non sono trattati dottrinali e nemmeno sermoni […] i Salmi vanno letti come poesie, come liriche, con tutte le licenze e tutte le formalità, le iperboli, le corrispondenze emotive più che quelle razionali”. Da questa considerazione Lewis sembra dedurre argutamente il metodo di procedere, lontano, lo si sarà capito, da analisi scientifiche, rigorose, sorte di raggi x.

L’oggetto sono certamente i Salmi ma affrontati acutamente da Lewis da un punto di partenza antropologico-esistenziale, ovvero secondo i temi più importanti che si incontrano via via e che più provocano l’uomo. Da questa precisa scelta Lewis sembra dedurre due conseguenze di metodo: da un lato, un affronto delle tematiche salmiche a partire da spunti derivanti da considerazioni sulla vita sia personale dell’Autore che sociale del suo tempo, dall’altro, un suo conseguente discorrere estremamente confidenziale, molto “umano”.

Ciò che anche a un lettore dei Salmi disattento balza all’occhio sono alcune tematiche che appaiono quanto meno difficoltose da ricondurre a Dio e al popolo da Lui scelto. Ebbene, Lewis considera anzitutto queste difficoltà e le approccia secondo la posizione intellettuale più aperta e quindi forse più intelligente: “dove troviamo una difficoltà possiamo sempre aspettarci una sorpresa”. Ecco che vengono affrontati i temi sul Giudizio di Dio, delle maledizioni, della morte, del dovere di lodare Dio, del comando di compiacersi dell’osservanza della Legge, dei secondi significati. In ogni occasione l’Autore dimostra una capacità di introspezione antropologica e una finezza di sguardo alle sue dinamiche sociali e psicologiche che sempre sorprendono il lettore e lo aprono a una comprensione dei Salmi molto umana e mai banale al tempo stesso.

Ad esempio, circa l’enigma della quasi totale mancanza di riferimenti alla vita ultraterrena l’Autore argomenta così: “quando Dio cominciò a rivelarsi agli uomini, mostrando loro che Lui solo è il vero obiettivo e compimento dei loro bisogni, e che Lui ha tale pretesa su di loro semplicemente essendo ciò che è, indipendentemente da tutto ciò che possa elargire o negare, ci sarebbe stata l’assoluta necessità che tale rivelazione non cominciasse con alcuna allusione a future beatitudini o perdizioni”. In tale lettura Lewis mostra di saper considerare con grande precisione sia l’aspetto dell’uomo alle prese col fare pedagogico di Dio, sia “l’esperienza pienamente diocentrica, che non domanda a Dio nessun dono più urgente della Sua presenza”.

Conclude Rialti nella sua introduzione: Lewis “Sa valorizzare la radice positiva di qualsiasi difetto, così è anche capace di diagnosticare i rischi di qualsiasi pregio. Ma ciò non gli impedisce mai di essere ‘sorpreso dalla gioia’ delle così ricche intuizioni umane, culturali e spirituali dei salmisti”.

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Dario Chiapetti

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