di Stefano Liccioli • «Immagina che non ci sia alcuna nazione. Non è difficile da fare. Niente per cui uccidere o morire. E anche nessuna religione. Immagina tutte le persone vivere la vita in pace». John Lennon per immaginare un mondo in pace auspicava l’assenza delle religioni dalla Terra. L’accusa implicita, ma piuttosto evidente, è che le diverse fedi siano, nell’umanità, fattori disgreganti, motivi di scontro e di conflitto. Il ragionamento potrebbe continuare, in maniera piuttosto semplicistica, portando come testimonianza di quanto si afferma le Crociate fino ad arrivare agli attentati dell’ISIS. L’ obiezione più immediata che viene fatta a tali argomenti è che non sono le differenti credenze a causare le guerre, ma il fanatismo religioso. Non intendo in questa sede fare un’apologia delle religioni. Desidero piuttosto riflettere su alcuni elementi del dialogo interreligioso a partire dalla Nostra Aetate, la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (1965). E’ vero, negli ultimi cinquanta anni il mondo è cambiato e certe situazioni che all’epoca non erano immaginabili, ora sono realtà. Ritengo comunque significativi due aspetti: l’apertura della Chiesa ad un confronto autentico con “il nostro tempo” e con “l’altro”, riconoscendo ciò che accomuna piuttosto che ciò che divide («La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini»), il contributo del dialogo interreligioso all’edificazione della pace («Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio»). Nel 1986 si svolse ad Assisi la storica giornata di preghiera voluta da San Giovanni Paolo II per riunire gli esponenti di diverse religioni ed invocare da Dio il dono della pace. Ma l’intuizione del Papa santo è stata a mio avviso importante perché testimonia, anche a più di trenta anni di distanza, la forza che le religioni, con la loro portata etica, possono avere nel risvegliare negli uomini la cura e l’attenzione per gli altri, qualunque credo professino. Esse possono promuovere le relazioni tra gli uomini e le donne di ogni nazione, cultura ed età.
Considero doveroso fare però una precisazione. Il vero spirito di Assisi che tante volte viene richiamato rifugge ogni forma di sincretismo, anche quello che si manifesta in modalità più striscianti. Le religioni devono dialogare non perché “in fondo non ci sono differenze” o “basta credere in Qualcuno”. No, le fedi diverse devono collaborare per la pace nonostante le naturali differenze. La strada corretta mi sembra quella indicata da Mons. Tonino Bello che vedeva la pace come la “convivialità delle differenze”.