La sacramentalità del creato, fondamento dell’ecologia. Il contributo di Ignazio IV di Antiochia

conversione ecologica”; Benedetto XVI, invece, dell’ecologia della terra in relazione all’ecologia dell’uomo. Il tema è particolarmente caro a papa Francesco il quale, nell’enciclica Laudato si’, ha parlato di una vera “spiritualità ecologica” coltivando la quale l’uomo può realizzare la propria vocazione di essere a immagine di Dio, partecipe alla sua continua opera di creazione.

Ma è la teologia ortodossa che, dai primi Padri a Massimo il Confessore, a Gregorio Palamas, a Sergej Bulgakov, ha sviluppato maggiormente una teologia della creazione fortemente saldata con la teologia della storia e decisamente orientata verso il suo escathon.

imitatio, o al massimo di partecipatio, che l’uomo, nel suo rapportarsi al cosmo, deve desumere da Dio in quanto creatura a sua immagine. Il Patriarca, sulla scia della teologia ortodossa, si spinge a riflettere sul significato della creazione vista alla luce dell’incarnazione, sul significato sacramentale della materia e della vita, su quello che Bulgakov chiama panenteismo (tutto-in-Dio), sull’affermazione della dimensione cosmica dell’esistenza umana nei suoi vari aspetti. Non vengono suggerite ricette ma un orizzonte teologico che postula una profonda conversione delle menti e dei cuori e che, a sua volta, sta alla base di una sensibilità ecologica teologicamente intesa: quella dell’uomo escatologico.

Eucaristia e perciò via alla deificazione: il peccato di Adamo aveva trasformato la materia in soggetto schiavizzante l’uomo; nella kenosi Dio si fa materia; nella sua passione strappa essa dalla morte; nella risurrezione, ascensione e Pentecoste le dona nuovo principio di vita – lo Spirito – e nuovo luogo d’esistenza – la Trinità. Trasfigurazione è quindi la categoria che dice il processo redentivo cosmologico.

in fieri, l’uomo gioca un ruolo attivo: egli è il soggetto ipostatico del cosmo in cui quest’ultimo, contenuto tutto nel primo, prende coscienza di sé, egli è perciò la voce del cosmo, voce che loda Dio, l’essere che porta il cosmo a Dio.

sofizza il cosmo: egli con la sua santità “fa salire – scrive Olivièr Clément nella prefazione – alla superficie del mondo, in un’anticipazione escatologica, questa incandescenza nascosta”.

disumanizzante, Dio ha ristabilito quest’ultimo con l’incarnazione, facendo sì che l’uomo potesse ritrovare la sua vocazione di “creatore creato”, e ciò anche attraverso la cultura, la scienza e la tecnica, strumenti che devono essere però ordinati non ad uno sfruttamento o ad una salvaguardia, ma ad una vivificazione del cosmo, processo in cui “i due emisferi” collaborano: quello orientale, “per il quale le energie divine bagnano il mondo e rendono sacra la terra, ma che ignora la [loro] fonte personale” e l’emisfero biblico che afferma l’origine personale del cosmo ma ne dimentica la continua azione trasfigurante su di esso. Ecco allora la Chiesa, realtà scaturente dalle azioni divino-umane di questi due emisferi, porzione di cosmo già trasfigurata.