Se lo stato “gioca” e diventa biscazziere
Quante parti in commedia! Nel teatrino della politica brilla anche il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, che si è dimenticata di riferire al premier ed ai suoi colleghi di governo quanto gli esperti vanno ripetendo da tempo, e che il sito del ministero della Salute riporta testualmente: «La ludopatia non è solo un fenomeno sociale, ma è una vera e propria malattia, che rende incapaci di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse». Di più: «La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio». Parole chiare. Eppure ci si guarda bene dal fermare il Ministero dell’Economia ed i Monopoli, attuando urgentemente una regolamentazione del settore per ridurre il gioco e combattere l’illegalità.
Ma in Italia si vuole veramente combattere gli illeciti ? Aumentano i dubbi, esaminando un’altra decisione annunciata dal premier: quella di alzare l’utilizzo del contante a quota 3.000 euro. Il governo la spiega così: c’è la necessità di uniformare il limite agli altri Paesi, non serve a contrastare l’evasione, dà impulso al turismo, ne beneficiano i commercianti. Invece gli esperti (compreso il capo dell’Autorithy anti-corruzione Raffaele Cantone) sostengono che è un errore. Un anno fa il ministro Pier Carlo Padoan (economista con un passato all’Ocse e al Fmi) disse che il limite al contante accompagnato da incentivi all’uso di pagamenti tracciabili ha prevedibili effetti positivi sui consumi. L’Agenzia delle Entrate (nel caos dopo che 400 funzionari hanno fatto causa a Palazzo Chigi ed ai vertici del Fisco) ha ribadito più volte che l’uso eccessivo del contante aumenta ancor più l’evasione. Tutte le organizzazioni mondiali dicono che criminalità organizzata, riciclaggio e corruzione proliferano senza limiti all’uso di monete.