Sull’(ab)uso odierno della parola «amore»
di Francesco Vermigli • Le parole servono ad indicare le cose. La logica insegna che esse sono univoche quando indicano più cose in uno stesso senso; sono analoghe quando indicano varie cose in un senso in parte uguale, in parte diverso; sono equivoche quando indicano più cose in un senso diverso, inducendo quindi in errore. C’è una parola che nel mondo moderno si fa spazio in ogni dove, una sorta di mantra del mainstream d’oggi, un termine attorno a cui ci si può, anzi ci si deve riconoscere socialmente; anche se poi ognuno riveste quella parola di significati del tutto diversi: “amore”. Qui l’antico adagio bonus philosophus distinguit reclama spazio e l’intelligenza umana chiede di poter dire ancora qualcosa sull’uso di una tale parola.