Filosofia del culto di P.A. Florenskij

 

Pavel_Florenskydi Dario Chiapetti Nel contesto di un assetto sociale, economico e politico russo sconvolto dalla rivoluzione bolscevica con le sue avversioni verso la cultura religiosa cristiana e favorente, più o meno direttamente, prospettive razionalistiche o spiritualistiche, il pensatore Pavel Florenskij (1882-1937) si lancia in un’impresa tanto ardita quanto complessa: tenere una serie di lezioni sulla filosofia del culto, impresa il cui valore è accreditato sia dalla scelta intellettuale in sé, ossia di trattare filosoficamente la suddetta tematica, sia dalla modalità della sua attuazione pratica, la scelta di un contesto accademico laico e sotto quella forma dialogata che sono le lezioni universitarie, sia, infine, dal contenuto.

La fede genera il culto e il culto la cultura: questa la tesi centrale di tutto il discorso. In tale prospettiva si assiste all’elaborazione di concezioni di fede, culto e cultura tali per cui la fede e la cultura, sia nel loro esercizio che nella loro riflessione su se medesime, non possono prescindere dal culto, né il culto dalla fede e dalla cultura.

La colonna e il fondamento della Verità, delinea l’itinerario intellettuale intero del nostro Autore.

La fede genera il culto. La fede, relazione fiduciale con Dio, per essere vissuta chiede e necessita di esprimersi in forme, così come Dio stesso nella Scrittura mostra e invita a fare. Da qui prende avvio l’aspetto cultuale che, a sua volta, si esprime, formalmente, in riti liturgici e vive, sostanzialmente, nei sacramenti. Il culto, che ha come centro vitale il sacramento ed è esso stesso «sistema di azioni sacramentali» (p. 240), manifesta mirabilmente la teo-logica di Dio. Il culto è «quella specifica parte della realtà, nella quale si incontrano immanente e trascendente, le cose terrene e quelle celesti, quelle di qui e quelle di là, l’istante fugace e l’eterno, il relativo e l’assoluto, il mortale e l’immortale» (p. 71): kenosi di Dio, realizzazione della comunione con l’uomo e tutto il cosmo e divinizzazione sono i termini che costituiscono la dinamica del sacramento.

consenso all’ingerenza di Dio nella nostra realtà» (p. 557).